La Kinesiophobia, che cos’è?

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Più o meno tutti soffriamo di una qualche fobia che può essere ad esempio la paura dei ragni o la paura della acqua profonda ma se diventano patologiche bisogna ricorrere all’aiuto di uno specialista.
Esistono moltissime fobie e paure, alcune delle quali incredibili ma che generano in chi ne soffre vere e proprie situazioni invalidanti o attacchi di panico.

Sindrome di Samo: una malattia curiosa

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Abbiamo parlato di fobie e paure e abbiamo trattato dell’avversione al sesso, oggi invece vogliamo approfondire la sindrome di Samo.
La sindrome di Samo è un disturbo che coinvolge la sfera dell’affettività e della sessualità e si presenta come un forte attaccamento da parte di una persona sana verso una partner malato, sviluppando un forte desiderio di avere rapporti sessuali con persone infette, in particolar modo che abbiano malattie sessualmente trasmissibili.
Il nome della malattia ha origine da un’ isola del Mar Egeo in cui, veniva ospitato un lebbrosario che non era isolato dal resto della comunità, tanto che alle persone sane era consentito sposarsi con quelle malate.
Avvenne un fatto però molto particolare di una ragazza che si innamorò di un lebbroso che fece qualsiasi cosa per attaccarle la malattia di modo che potesse morire prima di lui, ma ciò non avvenne perchè la ragazza non si ammalò mai.

Problemi della personalità correlati alla stanchezza cronica

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Da un recente studio è emerso che la stanchezza cronica, a cui molti non sanno reagire, è correlata a i disturbi di personalità.
In particolar modo i soggetti che soffrono di disturbi depressivi, ansia cronica e comportamenti ossessivo -compulsivi sono spesso afflitti da una generale spossatezza.
In un esperimento condotto da alcuni medici americani è stato dimostrato che su una totalità di soggetti afflitti da stanchezza cronica, la maggior parte soffriva anche di disturbi della personalità.
Il sintomo più comune tra queste persone era la maladattività, con la presenza di tratti schizoidi e paranoidi, comportamenti asociali e continui sbalzi di umore.

Il Natale è fonte di stress ma basta saperlo gestire

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In alcune persone il Natale è fonte di forte stress ed ansia fino ad arrivare alla depressione vera e propria (magari anche soltanto stagionale), a causa di una serie di fattori e di incombenze alle quali è impossibile sottrarsi.
Regali, pranzi con parenti con cui non si va molto d’accordo, il ricordo di qualcuno che non c’è più sono tutti elementi che, se gestiti male, possono soppraffare l’umore della persona che, in certi casi può arrivare persino ad avere attacchi di panico veri e propri.
Il tutto si somma anche al pensiero di difficoltà economica che, nella maggior parte dei casi, porta nei soggetti più vulnerabili uno stato di totale smarrimento da cui non si riesce a percepire una possibile via d’uscita.

Dormire con la luce accesa provoca la depressione

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Secondo alcune ricerche, sembrerebbe che dormire con la televisione accesa o con una lampada che emana una calda luce sia assolutamente controproducente per chi soffre di depressione.
Questo perchè la luce accesa durante il sonno può seriamente influenzare l’umore e portare ad avere sintomi depressivi.
Secondo i ricercatori dell’Università dell Ohio State, una luce, anche fioca, può portare ad avere disturbi, alterando il funzionamento di una parte delle cellule cerebrali responsabili del ciclo sonno veglia , comportando così degli sbalzi d’umore e di consenguenza una possibile incidenza di cadere nella depressione.

La rabbia aiuta a raggiungere gli obiettivi

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La rabbia è ritenuta un sentimento negativo che obnubila la mente e aumenta la pressione arteriosa ma in realtà, se utilizzata nel modo giusto, diventa un motore per raggiungere gli obiettivi.
Secondo i ricercatori di un università olandese infatti, la rabbia attiverebbe alcune aree dell’emisfero sinistro del cervello che in genere sono associate alle emozioni positive.
Le persone diventano quindi motivate a fare qualcosa di concreto per raggiungere l’obiettivo che risulta essere gratificante per loro.
Così è stato condotto un esperimento, sono stati raggruppati alcuni volontari alla visione di alcuni oggetti comuni su un monitor, come ad esempio una penna o un piatto, prima però che comparisse l’oggetto in quesione, sul monitor compariva per un brevissimo lasso di tempo la foto di un viso con un’espressione neutrale, oppure arrabbiato o con esperssione di dolore e i volontari associavano inconsciamente all’oggetto che si palesava sullo schermo poco dopo.
Successivamente, ai volontari è stato chiesto di stringere una manopola nel momento in cui desideravano un oggetto, chi la stringeva più forte lo otteneva, accaparrandosi il premio. Il risultato è stato che coloro i quali vedevano immagini di volti rabbiosi tendevano a stringere molto di più.

Mobbing che cos’è e cosa provoca

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Da qualche anno in Italia si è dato un nome ad un fenomeno che c’è sempre stato ma che soltanto adesso è diventato un caso, il mobbing.
Il mobbing indica una serie di comportamenti violenti che vanno dagli abusi psicologici a alle vessazioni ed all’allontanamento che vengono perpetrati da una o più persone nei confronti di un individuo più debole, prolungato nel tempo che genera in chi ne è vittima un forte stress emotivo fino ad arrivare ad una vera e propria sensibilità alla depressione che innesca appunto un circolo vizioso per la paura di essere presi dall’ansia.
il trmine mobbing è stato coniato negli anni Settanta dall’etologo Konrad Lorenz, il quale voleva descrivere un comportamento aggressivo tra individui facenti parte di uno stesso gruppo con lo scopo di escludere un membro dello stesso gruppo.

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