Cibi grassi aumentano il rischio di ictus nelle donne adulte

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Mangiare molti grassi, soprattutto quelli presenti in biscotti e pasticcini, gelati ed altri snacks confezionati e prodotti industrialmente aumenta il rischio di ictus nelle donne sopra i 50 anni.
In particolare i grassi sotto accusa sono i cosiddetti grassi transaturi, dannosi sia per il cuore che per il girovita.

Lo rivela un nuovo ampio studio condotto negli Stati Uniti, che ha coinvolto un campione di più di 87.000 donne, già reclutate all’interno di un ampia ricerca, Women’s Health Initiative, voluta dal governo federale statunitense per valutare l’impatto delle cure ormonali sulle donne in menopausa.
Una evidenza indiscutibile, secondo quanto rilevato dai ricercatori, il rischio del tipo più comune di ictus aumenta infatti del 44% nelle donne che fanno una dieta ricca di grassi.

Diabete gestazionale un rischio maggiore tra le donne sovrappeso

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Secondo un recente studio, citato dal New York Times nelle pagine dedicate alla salute, le donne che aumentano considerevolmente di peso durante il primo trimestre di gestazione sono maggiormente a rischio di contrarre il diabete gestazionale.
Lo studio, pubblicato di recente sulla rivista Obstetrics & Gynecology, ha esaminato i dati raccolti su un gruppo multi etnico di donne che hanno partorito dal 1996 ed il 1998, delle quali 345 avevano sviluppato il diabete gestazionale mentre le restanti 800 sono state prese in considerazione come gruppo di controllo.

Intervento chirurgico per l’obesità sugli adolescenti

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Sulle pagine della salute del New York Times compare un interessante articolo riguardante una nuova tendenza nella lotta all’obesità negli adolescenti, che comprende l’intervento di chirurgia bariatrica. Si tratta di un trattamento che va ad agire sull’obesità in modo chirurgico, andando a ridurre la dimensione dello stomaco influenzando così il paziente ad assumere meno cibo.
Sembra che negli Stati Uniti siano sempre di più le cliniche specializzate e gli adolescenti che ricorrono a questo tipo di intervento.
Un intervento che attualmente viene eseguito con applicazioni che, oltre a “strozzare” la cavità gastrica, operano anche bypassando una parte dell’intestino, in questo modo riducendo la quantità di sostanze che viene assorbita dall’organismo.

Segnali di obesità già nei primi 24 mesi di vita

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Il “punto critico” che rivela possibili rischi di obesità nel futuro spesso è già individuabile prima dei due anni.
Lo rivela uno studio condotto negli Stati Uniti su oltre 100 bambini ed adolescenti di 12 anni di età in media, i quali dall’età di 10 anni risultavano obesi, pubblicato recentemente per la rivista Clinical Pediatrics.
Nella ricerca si è appurato che nei bambini presi in considerazione più della metà risultavano sovrappeso già all’età di 24 mesi, ed il 90% erano obesi all’età di 5 anni.

Obesità infantile e rischio di morte prematura

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La recente campagna promossa da Michelle Obama, la first lady statunitense, contro l’obesità infantile, è un impegno la cui importanza viene confermata giorno per giorno da sempre nuove ricerche.
Come il recente studio, realizzato per conto dei National Institutes of Health statunitensi che ha individuato un altra conseguenza decisamente seria dell’obesità nei bambini, il fatto cioè che questi sono più a rischio di morte prematura rispetto ai loro coetanei.
I dati che sostengono questa tesi provengono da un lungo studio condotto in Arizona su bambini indiani americani, più di 4800 individui seguiti per un arco di tempo lungo 25 anni.

Michelle Obama contro l’obesità infantile

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L’obesità è un problema che colpisce prevalentemente l’occidente industrializzato, un fenomeno che desta preoccupazione sia dal punto di vista della salute dei cittadini che per le sue conseguenze nella spesa sanitaria nazionale. E negli Stati Uniti il problema è sicuramente molto serio, e superiore, per incidenza rispetto agli altri paesi sviluppati. Una recente statistica ha determinato che un bambino su tre negli Stati Uniti soffre di obesità, per questa ragione di recente anche la first lady americana, Michelle Obama, è entrata in campo promuovendo una campagna di informazione e di sensibilizzazione con l’idea, ambiziosa, di ridurre l’incidenza del fenomeno nell’arco di una generazione. Let’s Move, questo il nome della campagna, è quindi un pacchetto di iniziative che affrontano il problema su più fronti.

Un pancreas artificale per il diabete di tipo 1

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Una nuova ricerca sostiene che bambini piccoli e adolescenti affetti da diabete di tipo 1 potrebbero beneficiare di una sorta di pancreas artificiale che impedisce ai livelli di zucchero nel sangue di abbassarsi pericolosamente oltre una certa soglia, specialmente in alcuni momenti critici della giornata come durante il sonno.

I risultati dello studio, pubblicato su The Lancet, riportano la sperimentazione compiuta in strutture ospedaliere su un campione di bambini di età compresa tra i 5 ed i 18 anni.
Il dispositivo, un assemblaggio di due apparecchiatrure già commercializzate, consiste di un sensore che misura il livello di zuccheri nel sangue, il quale è collegato ad una pompa per insulina, programmata per azionarsi quando il sensore rivela un abbassamento degli zuccheri, l’ipoglicemia.

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