Abbiamo recentemente avuto modo di analizzare come la perdita delle funzioni cognitive cominci dai 45 anni e non già, come precedentemente dimostrato, dai 60.
Le principali funzioni cognitive umane, specialmente quelle legate all’apprendimento ed alla memorizzazione di nuove cognizioni, subirebbero un primo, lieve, livello di regressione sin dai 45 anni di età e non già, come sempre si era supposto, a partire dai 60 anni.
Abbiamo detto qualche giorno fa che lo zucchero aiuta a calmare la rabbia perchè aiuta il cervello a mantenere l’autocontrollo grazie al glucosio che aumenta le potenzialità cognitive.
Ora uno studio dice che una tazzina di caffè con un cucchiaino di zucchero è un binomio vincente per la memoria e la concentrazione.
Pare già che il caffè abbia molte proprietà benefiche, dalla prevenzione di tumore del cavo orale, alla prevenzione del diabete e secondo i ricercatori dell’Università di Barcellona, la combinazione tra zucchero e caffeina avrebbe l’effetto di migliorare esponenzialmente le prestazioni del cervello permettendogli di raggiungere dei risultati che normalmente richiederebbero molto più sforzo.
Capita sovente che ci troviamo a parlare con qualcuno di cui non ricordiamo il nome oppure che mentre guardiamo un personaggio famoso in televisione non riusciamo ad associare il volto con il nome.
Questo perchè avviene? Perchè all’interno del cervello è presente un circuito che permette alle persone di elaborare queste informazioni che dall’area orbito -frontale fanno scattare l’input che poi viene inviato verso il polo temporale che lo recepisce.
Ciò che fa da collegamento a queste due parti del cervello è il fascicolo uncinato che passa l’informazione fino a trovare il nome che corrisponde alla persona che abbiamo davanti.
Sicuramente a tutti è capitato di provare quella stranissima sensazione di vivere una situazione che sembra di averla già vissuta in un passato non ben definito; alcune volte è soltanto una sensazione, altre volte è così intensa da provocare persino disagio in colui che la sta provando: questo è il cosidetto deja vù che significa letteralmente ” già visto “.
Quattro giocatori di poker su cinque utilizzano droghe e sostanze, legali o illegali, per aumentare le proprie prestazioni al tavolo verde.
E’ questo il risultato di un’inchiesta realizzata da ricercatori della Nova Southeastern University di Fort Lauderdale, in Florida, che ha rilevato come, accanto a caffeina, bevande energetiche e guaranà, giocatori professionisti e non, in tutto il mondo, usano anche marijuana, cocaina, anfetamine, Valium ed una miriade di altri farmaci per migliorare il loro gioco.
Farsi una dormita dopo aver imparato qualcosa di nuovo è utile per memorizzare quanto appreso, ed ancora di più se si sogna.
E’ quanto ha osservato un gruppo di ricercatori che hanno evidenziato durante una loro ricerca che le persone che sognano sono in grado di memorizzare meglio un determinato compito ed eseguirlo meglio, una volta svegli, di chi invece non sogna quando dorme.