In che modo lo stile di vita influisce sulla demenza senile?

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Secondo una nuova ricerca è possibile ridurre l’incidenza della demenza senile intervenendo sui tassi di diabete e depressione, migliorando il grado di istruzione e cambiando abitudini alimentari favorendo l’apporto di frutta e verdura.
Se la causa esatta per cui insorge la demenza è a tutt’oggi sconosciuta, sono tanti i fattori di rischio individuati, modificando i quali si riducono le probabilità di diventare affetti da questa condizione.
Tra questi si contano precedenti di depressione, il tipo di dieta, il consumo di alcolici ed alcuni disturbi vascolari come le malattie cardiache e gli ictus, la pressione alta, l’obesità, il diabete ed il colesterolo elevato nel sangue.

Un uso patologico di Internet fattore di rischio per ansia e depressione tra i più giovani

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I ragazzi giovani che passano troppo tempo su Internet corrono il rischio di sviluppare la depressione, secondo quanto osservato in un nuovo studio australiano, promosso da scienziati della School of Medicine di Sidney e dall’Università di Notre Dame Australia, e realizzato da ricercatori cinesi del Ministero della Pubblica Istruzione e della Sun Yat-Sen University di Guangzhou.

Una ricerca effettuata su un campione di 1081 ragazzi cinesi di età compresa tra i 13 ed i 18 anni, I quali sono stati monitorati per sintomi di depressione ed ansia correlati al loro uso più o meno massiccio di Internet.

ADHD influisce sui tassi di abbandono scolastico

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Secondo un recente studio pubblicato online sulla rivista Journal of Psychiatric Research, gli adolescenti affetti da ADHD hanno una probabilità maggiore di non riuscire a completare il ciclo di studi scolastici superiore.
Analizzando i dati statistici statunitensi i ricercatori hanno osservato che quasi un terzo degli studenti affetti dalla sindrome da iperattività e mancanza di attenzione ritardano o non riescono a terminare le scuole superiori, un tasso superiore del doppio a quello degli studenti che non presentano alcun tipo di problema psichiatrico.

Ritalin per trattare la tossicodipendenza

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Gli effetti del metilfenidato – un farmaco attualmente utilizzato soprattutto per trattare l’ADHD, il disturbo da iperattività e mancanza di attenzione ha effetti interessanti, anche se molti genitori hanno il timore che utilizzarlo nei bambini sia un rischio perchè li si abitua all’uso di farmaci e quindi al rischio di abuso di sostanze. Eppure i ricercatori sostengono che invece i bambini affetti da ADHD che sono trattati con il metilfenidato risultano essere invece a minor rischio di abuso di sostanze più tardi nella vita, al contrario di coloro che invece non ricevono questo tipo di trattamento.

Colesterolo e depressione quali legami?

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Regolare i livelli di colesterolo può aiutare a prevenire la depressione negli anziani, ma è molto importante che questo avvenga tenendo conto del sesso del paziente. E’ quanto hanno osservato ricercatori francesi dell’INSERM di Montpellier in uno studio di recente apparso su Biological Psychiatry.
Il team di scienziati ha seguito un gruppo di pazienti oltre i 65 anni per circa sette anni.
In questo modo hanno osservato che nella donna la depressione è associabile a bassi livelli del cosiddetto “colesterolo buono” (HDL-C), un fattore di rischio anche per diversi tipi di problemi cardiaci e vascolari.

Ecstasy per migliorare gli effetti della psicoterapia

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L’ecstasy sperimentato in un particolare contesto, quello per il trattamento terapeutico di pazienti affetti da stress post-traumatico, sembra dimostrare una certa efficacia.
Lo rivela un piccolo studio di recente apparso sulla rivista Journal of PsychoPharmacology, una ricerca realizzata su un campione relativamente ridotto di pazienti, tutti veterani militari.
I ricercatori pensano che il farmaco riduca la paura che talvolta frena i pazienti dall’ottenere risultati soddisfacenti quando sottoposti a psicoterapia.

Troppa TV tra i bambini piccoli

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Uno studio condotto in Oregon su bambini di due anni di età rivela come il 20% dei bambini guarda la TV più delle due ore raccomandate dalle autorità sanitarie.
E ciò, oltre ad avere un profondo impatto sullo sviluppo intellettivo e cognitivo del bambino, secondo gli autori è anche associabile ad un rischio maggiore di obesità e di problemi come il deficit di attenzione ed iperattività (ADHD).
I risultati della ricerca, sebbene condotti in un singolo stato americano, secondo gli autori sono generalizzabili anche al resto della nazione, e probabilmente anche alle altre nazioni occidentali.
Negli Usa le autorità sanitarie nazionali, come l’American Academy of Pediatrics raccomandano che il tempo che il bambino a quell’età può trascorrere davanti alla TV non sia superiore alle due ore giornaliere, e solo su programmi di qualità.
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