Marijuana a scopo terapeutico anche in Italia

di Redazione

La Regione Toscana intenderebbe legalizzare la marijuana a scopo terapeutico.

Marijuana a scopo terapeutico anche in Italia

La Regione Toscana (prima in tutta Italia), grazie ad una proposta di legge recentemente licenziata dalla Commissione Sanità del Consiglio Regionale, intenderebbe legalizzare, entro e non oltre mercoledì 2 maggio 2012 (giornata durante la quale le legge in questione dovrebbe ottenere la propria definitiva approvazione), la marijuana a scopo terapeutico.

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La proposta di legge in questione, in particolare, oltre a garantire l’accesso, libero e gratuito ovverosia a spese del Servizio Sanitario Nazionale, a questa particolare strategia terapeutica a quanti ne abbiano veramente bisogno, intenderebbe altresì impegnare la Giunta Regionale affinché, grazie alla propria influenza, cominci ad esercitare la giusta pressione nei confronti del Ministero della Salute affinché quest’ultimo, sul positivo esempio della Regione Toscana, si attivi allo scopo di estendere la su indicata legge regionale a tutto lo Stato nazionale.

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La notizia, come ci si sarebbe potuti attendere, sarebbe stata positivamente accolta da Paolo Notaro, presidente di NoPain che, in Italia, rappresenterebbe la più importante associazione nazionale preposta alla diffusione della cultura della terapia del dolore, che, intervistato dal Corriere della Sera e da altri importanti quotidiani nazionali, avrebbe così commentato i concitati eventi degli ultimi giorni: “Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di spostare l’attenzione sulla cannabis non dal punto di vista dell’uso delinquenziale, ma di quello terapeutico. Sono farmaci, vanno usati sotto controllo di medici competenti e visto che in Italia a torto o a ragione c’è questa problematica sull’uso per altri fini, ben venga un controllo maggiore, a garanzia di tutti”.

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D’altronde, come ormai ampiamente confermato da Luca Moroni, presidente della Federazione Cure Palliative ONLUS, non solamente la marijuana a scopo terapeutico sarebbe stata confermata, approvata ed apprezzata dalle più importanti istituzioni nazionali ed internazionali (quali, a titolo d’esempio, la National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America e la British Medical Association) bensì l’Italia, a livello di cure palliative, starebbe patendo un pesantissimo ritardo nei confronti dei più importanti Paesi europei.

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