L’esclusione sociale aggrava certi tumori

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Un recente studio di ricercatori dell’Università di Chicago, pubblicata sulla rivista Cancer Prevention Research ha scoperto che, nei topi da laboratorio, l’esclusione sociale può rendere i tumori più letali.
Secondo i ricercatori, il loro esperimento dimostra che l’ambiente sociale può modificare il decorso la malattia.
La ricerca ha lavorato con topi geneticamente predisposti al cancro della ghiandola mammaria. I topi femmina separati dalle madri hanno dimostrato di sviluppare tumori alle ghiandole mammarie più diffuse dei topi che invece non erano isolati.

Nuove speranze contro il tumore alla pelle da un farmaco

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Ricercatori statunitensi del Memorial Sloan-Kettering Hospital di New York hanno scoperto un farmaco che, dai primi studi, sembra promettere molto per la cura di alcuni tipi di tumore alla pelle anche in stadio già avanzato.
Essi hanno sperimentati infatti un nuovo farmaco che blocca l’attività di un gene considerato coinvolto nella diffusione del cancro alla pelle, denominato BRAF.
La novità dello studio è il fatto che, applicata su 31 pazienti con uno stadio avanzato di melanoma, generalmente assai difficile da trattare, sia con radioterapia che con chemioterapia, la cura ha di fatto provocato la recessione del tumore in maniera rapida e significativa.

Un test del sangue per diagnosticare il tumore al colon ed allo stomaco

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Il tumore al colon, come il tumore allo stomaco, sono tra i più diffusi e tra i più pericolosi per la salute, con più di 500.000 persone ogni anno che si ammalano ed un trend di decessi superiore ai 200.000 tra Stati Uniti ed Europa. Sovente sono anche tumori che, se diagnosticati in tempo possono essere facilmente curati, ed i pazienti possono sperare in una guarigione. Il problema è che gli esami per diagnosticarli, come la colonoscopia o l’esame delle feci sono spesso ad alto costo, invasivi e necessitano di personale esperto.

Campi magnetici e nanotecnologie per curare tumori, diabete e dolori cronici

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Molte malattie, come certi tipi di tumore, diabete o dolori cronici, hanno bisogno di cure mediche che non possono essere somministrate per via orale o in altro modo, e che in più dovrebbe essere possibile assumere ad intervalli precisi, a seconda della necessità e per lunghi periodi di tempo. Ancora oggi questa è stata una delle difficoltà maggiori nell’approccio terapeutico e farmacologico nella cura di determinati disturbi.
Ecco però che grazie alle nuove tecnologie, in particolare le recentissime nanotecnologie, i progressi che si potrebbero fare in questo campo rappresentano una vera e propria svolta paradigmatica.

Un virus associato al tumore alla prostata

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Un virus noto per causare tumori negli animali è stato per la prima volta individuato nelle cellule del tumore alla prostata dell’uomo. A scoprirlo i ricercatori dell‘University of Utah e della Medical School alla Columbia University, che hanno ritrovato il virus nel 27% di 200 malati di tumore alla prostata esaminati.
Il virus, identificato dalla sigla XMRV, e definito come gammaretrovirus, è associato allo sviluppo di una delle forme tumorali più aggressive, e la sua presenza, nella prostata non affetta da tumore, si riscontra solo nel 6% dei casi.

Un farmaco riduce il rischio di tromboembolia durante la chemioterapia

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I pazienti affetti da tumore sottoposti a chemioterapia hanno maggiori probabilità di sviluppare coaguli di sangue. Oltre a costituire un rischio significativo per problemi al cuore, al cervello ed ai polmoni, i coaguli di sangue sono particolarmente difficili da trattare nei malati di cancro e molte volte possono indurre i medici a sospendere la chemioterapia, o accompagnare questa con terapie di profilassi per evitare il rischio di tromboembolia, che tra l’altro fanno aumentare notevolmente i costi già elevati cui devono far fronte i pazienti.

Dibattito sull’aumento degli esami per il dosaggio del PSA per scoprire il tumore alla prostata

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Le nuove possibilità offerte dalloscreening per il tumore alla prostata attraverso l’esame del dosaggio del PSA, suscitano un interessante dibattito tra medici e scienziati. Un recente studio, pubblicato sul numero di agosto della rivista Journal of National Cancer Institute sostiene che i test per il dosaggio dell’antigene prostatico specifico (PSA) ha di fatto contribuito a scoprire un numero di casi di tumore alla prostata molto elevato, con il conseguente aumento degli interventi chirurgici e di radioterapia. Questi trattamenti terapeutici in molti casi provocano però effetti collaterali, come impotenza ed incontinenza, ed il dubbio dei ricercatori si sofferma sul fatto che in alcuni casi il tumore alla prostata avrebbe avuto uno sviluppo talmente lento nei pazienti che essi non ne avrebbero risentito per tutto il corso della loro vita.
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