Aborto volontario

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Abbiamo parlato di aborto spontaneo, aborto interno e aborto terapeutico che è suddiviso in due categorie, quello chirurgico e l’aborto farmacologico e oggi vogliamo parlare di aborto volontario.
Partendo dal presupposto che ogni individuo deve poter essere libero di decidere cosa fare della propria vita, per poi dover fare i conti solo ed esclusivamente con la propria coscienza e non con istituzioni o religione, una donna che vuole interrompere una gravidanza entro i primi tre mesi di gestazione, deve poterlo fare in tutta tranquillità e serenità, accompagnata in questo doloroso cammino da medici competenti e figure psicologiche valide (che facciano dell’inutile terrorismo psicologico sulle donne che stanno attraversando un momento molto difficile della loro vita).

Aborto farmacologico

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A differenza della pillola di cinque giorni dopo e dell’aborto terapeutico per svuotamento, la pillola RU 486 permette di effettuare un aborto farmacologico fino al termine del secondo trimestre di gravidanza.
Ancora oggi l’uso della pillola abortiva RU 486 in Italia è vietata e l’unica pratica utilizzata nei consultori e negli ospedali è l’aborto chirurgico che prevede o l’aspirazione, in cui la cavità uterina viene svuotata tramite un piccolo aspiratore, o il raschiamento, che prevede la rimozione del feto tramite delle pinze inserite all’interno dell’utero, sotto anestesia totale.

Aborto terapeutico

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A differenza dell’aborto spontaneo e dell’aborto interno, l’aborto terapeutico è un’interruzione volontaria di gravidanza, provocata da alcuni trattamenti medici che hanno lo scopo principale di preservare la salute della madre o evitare lo sviluppo di un feto che ha malformazioni o gravi patologie non curabili.
L’aborto terapeutico può essere effettuato nei primi tre mesi di gravidanza ma, superato questo periodo, la legge permette una proroga di altri 180 giorni nel caso in cui sussista un grave pericolo di vita per la gestante e per il feto.

Aborto interno

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L’aborto interno è una patologia che si verifica nel primo trimestre della gravidanza e a differenza dell’aborto spontaneo in cui l’embrione viene espulso, il feto muore e rimane all’interno dell’utero.
In questo tipo di aborto il feto non viene espulso subito dopo la morte ma rimane all’interno del corpo della donna per diverso periodo; in questo arco di tempo, che può variare da diversi giorni ad alcune settimane, il feto è sottoposto a delle modificazioni involutive, che possono andare dall’assorbimento, se l’interruzione avviene nelle primissime settimane, alla disidratazione e alla mummificazione, se avviene più in là, anche nel secondo trimestre.

Sintomi aborto spontaneo

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Abbiamo parlato delle cause che provocano l’aborto spontaneo, un’interruzione di gravidanza che solitamente avviene nei primi tre mesi e spesso presenta dei sintomi che sono comuni.
E’ chiaro che la possibilità che si verifichi un aborto spontaneo viene vista durante una visita ginecologica, in cui il medico raccoglie i dati relativi allo stato di salute della paziente e compila così l’anamnesi.
In particolar modo con l’ecografia il ginecologo riesce a diagnosticare una possibile patologia abortiva e vedere se si tratta di un aborto spontaneo completo, o di un aborto incompleto, oppure di un aborto interno.

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