Inquinamento fattore di rischio di attacchi cardiaci

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L’esposizione a livelli elevati di inquinamento provocati dal traffico per le persone con malattie cardiache o polmonari è associato ad una ridotta variabilità della frequenza cardiaca (HRV), un fattore di rischio riconosciuto per le morti cardiache improvvise.
Lo rileva uno studio che ha incluso 30 residenti nell’area di Atlanta e che presentavano malattie polmonari come la broncopneumopatia cronica ostruttiva) o malattie cardiache o precedenti casi di infarto.
I ricercatori della Harvard School of Public Health non avrebbero trovato un legame tra la variabilità della frequenza cardiaca ed i livelli di inquinamento ambientale nel territorio in cui i pazienti abitano.

Più a rischio di ictus entro un’ora dall’aver bevuto alcoolici

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Notizie preoccupanti per i bevitori provengono da uno studio pubblicato on-line su Journal of American Heart Association: il rischio di ictus sembra raddoppiare nell’ora successiva al consumo di alcoolici.
Lo studio ha infatti verificato, dopo aver intervistato 390 pazienti con ictus ischemico sui loro standard di consumo di alcoolici entro i primi tre giorni dopo un attacco, che il rischio di ictus ischemico è di 2,3 volte superiore nell’ora successiva all’assunzione di alcoolici rispetto a quanto lo è nei periodi in cui non si beve.

L’ansia aumenta il rischio di problemi cardiaci

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Le persone con malattie di cuore possono essere ad alto rischio di infarti, ictus ed insufficienza cardiaca se soffrono di ansia.
Lo rivelano in uno studio, pubblicato sulla rivista Archives of General Psychiatry, ricercatori dell’Università di Tilburg in Olanda, grazie ad una ricerca su un campione di oltre 1000 persone affette da problemi di cuore.
I ricercatori hanno notato che i soggetti affetti da disturbi d’ansia risultavano avere un rischio del 74% maggiore di eventi cardiovascolari anche gravi.

Battito cardiaco come marcatore di problemi ai reni

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Il battito cardiaco potrebbe essere un efficace marcatore per capire quale sarà la condizione di salute delle reni.
E’ quanto afferma una recente ricerca pubblicata online sulla rivista medica Journal of the American Society of Nephrology. Secondo quanto riportato, un alto battito cardiaco a riposo ed una bassa variabilità nella frequenza cardiaca sono stati rilevati dalla ricerca come un segnale di un rischio maggiore di problemi alle reni.

Obesi ma con metabolismo sano meno a rischio di malattie cardiache?

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Per un piccolo numero di persone obese, i chili di troppo non significano automaticamente la condanna a malattie cardiache o diabete.
Lo affermano ricercatori olandesi dell’University Medical Center di Groeningen.
Per quelle poche persone obese ma che non hanno altri fattori di rischio come pressione alta o colesterolo elevato, l’obesità di per se non aumenta il rischio di problemi cardiovascolari.

Solo il 37% dei cardiopatici fanno attività fisica dopo interventi o attacchi di cuore

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Un gruppo di ricerca della Case Western Reserve Univesity ha scoperto, in uno studio condotto su un campione di 248 pazienti cardiopatici, che solo il 30% di questi, ad un anno dagli interventi con bypass, angioplastica o dopo un attacco cardiaco, svolgeva regolarmente gli esercizi fisici consigliati dai medici.
Lo studio si è svolto applicando cardioferquenzimetri ai pazienti, e rilevando i dati per un intero anno dopo che questi erano stati sottoposti ad un corso di riabilitazione della durata di 12 settimane.
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