Strategia terapeutica per prevenire nuovi attacchi di cuore

cuore

Una proteina denominata fattore di crescita del sistema nervoso, o NGF, contribuisce a far funzionare il muscolo cardiaco danneggiato da un attacco cardiaco nei topi, e ciò potrebbe essere di aiuto nell’elaborare una strategia terapeutica efficace per prevenire ulteriori attacchi cardiaci nell’uomo.
Se precedenti ricerche avevano esplorato la capacità della proteina di influenzare i tessuti nervosi del cuore, questo ultimo studio, pubblicato di recente su Circulation Research, ha invece puntato l’attenzione sulla possibilità che questa proteina possa contribuire ad una miglior guarigione delle cellule cardiache danneggiate.

Scoperti geni legati all’autismo

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Ricercatori britannici hanno scoperto che due geni, che giocano un ruolo fondamentale nella produzione di proteine nel cervello, potrebbero essere legati a disturbi come l’autismo.
La ricerca, di recente pubblicata sulla rivista Molecular Autism, a detta degli autori rappresenta la più completa analisi dell’associazione tra questi geni e l’autismo le proteine del cervello che sembrano essere legate a disordini autismo.

Come il virus “fa il surf” tra le cellule

cellule

Ricercatori del London Imperial College britannico sono riusciti a catturare grazie ad una telecamera il meccanismo con cui i virus, nel loro studio quello della varicella, “rimbalzano” da una cellula all’altra alla ricerca di quelle non ancora infettate. Il meccanismo è assolutamente interessante perchè spiega in che modo il virus riesce a riconoscere una cellula che ne ospita già uno da quelle che invece sono potenzialmente libere per ospitare il microrganismo.

Riparare il tessuto fetale con un collante ispirato dai molluschi

cozze

La ricerca di biomateriali da usare in medicina è un settore in crescita e, dai risultati che ottiene, sembra essere molto promettente. L’ultima ricerca di cui si è a conoscenza riguarda la sperimentazione eseguita da un’equipe di ricercatori di ingegneria biomedica presso il Northwestern’s McCormick School of Engineering and Applied Science statunitense.
Lo studio, pubblicato su American Journal of Obstetrics & Gynecology riguardava l’esplorazione di un collante biocompatibile in grado di riparare le lacerazioni ed i buchi nella membrana fetale.

Esame del sangue per diagnosticare il tumore al colon

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Al recente Gastrointestinal Cancers Symposium in Orlando, Florida, un gruppo di ricercatori israeliani ha presentato il primo test del sangue in grado di predire con una sicurezza superiore ad altri test sperimentati in passato, lo sviluppo del tumore al colon-retto. Un aiuto di notevole importanza soprattutto per quei pazienti che fanno difficoltà a sottoporsi al tradizionale esame della colonoscopia.
L’esame prevede la possibilità di identificare la presenza di una particolare proteina, denominata CD24, uno dei primi segnali della presenza di cellule tumorali ed uno dei maggiori responsabili dello sviluppo del tumore e della diffusione delle cellule cancerogene.

Come il virus evita lo sfratto dalla cellula

virus

Un’infezione virale è come un ospite indesiderato che mette a punto tutta una serie di sotterfugi per non essere cacciato dalla cellula che lo ospita.
E’ questo il meccanismo con cui funzionano i virus, ed un recente studio realizzato da ricercatori del Salk Institute ha voluto approfondire quale sia il meccanismo che il virus mette in campo per impedire alla cellula ospite di difendersi e di espellerlo.
La ricerca si è appuntata sul virus dell’herpes simplex che, come tutti gli altri virus, ha bisogno di una cellula ospite per potersi replicare e diffondere. Il primo importante ostacolo che esso trova è proprio il sistema di difesa della cellula, in particolare due proteine, RNF8 e RNF168, che agiscono nel caso si verifichi una qualche anomalia o danneggiamento del DNA della cellula.

Nuove ricerche su un farmaco anti cancro

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Gli scienziati hanno scoperto come funziona un farmaco, ricavato da alcuni funghi parassiti, e che in passato si è rivelato essere efficace nella cura dei tumori.
Pubblicata su Journal of Biological Chemistry, la scoperta viene dai ricercatori dell’Università di Nottingham, che sono convinti che questa ricerca permetterà in futuro di rendere farmaci analoghi a questo ancora più efficaci ed utili.

La cordicepina, questo il nome della sostanza, conosciuta già nell’antica medicina cinese, originariamente veniva ricavato da una rara specie di fungo parassita che vive sui bruchi.

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