Scoperte nel cervello 130 proteine che corrispondono a 130 malattie

Cervello_umano

Continuano le scoperte riguardanti le funzioni dei geni e la sintetizzazione delle proteine nel cervello, che sono responsabili di molte malattie umane.
Un gruppo di ricercatori è riuscito a catalogare ben 1461 proteine estratte dal cervello e 130 di queste sono risultate essere collegate ad altrettante malattie cerebrali.
Questa ricerca è stata effettuata da una squadra di medici dell’università di Edimburgo e potrebbe aprire nuovi spiragli non soltanto sulle cause delle malattie cerebrali, ma anche fissare le basi per dei nuovi modelli di studio dell’evoluzione del cervello umano.

Cancellare i ricordi traumatici si può

violenza

Un gruppo di studiosi americani ha trovato un metodo per rimuovere i ricordi dolorosi e traumatici in modo permanente.
Questo risulterebbe essere un valido aiuto per le persone che hanno subito violenze o vissuto delle esperienze traumatiche che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria, condizionando così la personalità.
Può sembrare un discorso basato sulla fantascienza, ma si stanno sperimentando degli psicofarmaci da poter utilizzare per la sindrome da stress post -traumatico.
Una proteina prodotta all’interno del cervello è la responsabile della memoria degli eventi dolorosi e viene prodotta dall’ amigdala, una struttura cerebrale situata vicino all’ippocampo legata alle emozioni forti come la paura e le varie fobie.

Il virus dell’HIV si sviluppa in maniera differente nel liquido seminale

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Il virus dell’HIV-1, uno dei due ceppi in cui si divide il virus che provoca la sindrome da immunodeficienza acquisita, risulta differire nel sangue rispetto che nel liquido seminale.
Lo hanno osservato equipe congiunte di ricercatori dell’Università della North Carolina, dell’Edward Jenner Institute for Vaccine Research e del Baylor Pediatric Center of Excellence del Malawi.
I ricercatori hanno voluto approfondire ancora più a fondo i processi attraverso i quali il virus dell’HIV viene trasmesso confrontando un gene che codifica una delle principali proteine presenti sulla superficie esterna del virus, sia nel sangue che nello sperma.

Tre proteine possono predire l’insorgere dell’Alzheimer

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La presenza di tre proteine nel liquido cerebrospinale possono essere un marcatore importante della malattia di Alzheimer ancora prima che vi siano segni evidenti del male, oltre ad essere un preciso indicatore della rapidità nella progressione del morbo.
Sono i risultati di uno studio di recente pubblicato sulla rivista Archives of Neurology, che non fanno che confermare recenti raccomandazioni sul fatto di utilizzare questi biomarcatori come parte integrante della diagnosi clinica nelle persone che si sospetta possano essere colpite dall’Alzheimer.

Lo smog aumenta il rischio di malattie cardiache

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Le persone che vivono in zone molto inquinate e ricche di smog tendono ad avere tassi più alti di malattie e problemi cardiaci, come hanno dimostrato molti studi recenti.
Una nuova ricerca ha in questi giorni evidenziato come sono in specifico alcune componenti dello smog ad avere un ruolo nella distruzione delle cellule cardiache.
Uno studio condotto su topi da laboratorio che sono stati esposti per un certo periodo di tempo dai ricercatori del Texas A & M Health Center all’ozono, uno degli elementi chimici più presenti nelle aree inquinate ed in particolare a livello del suolo, dove viene a formarsi come reazione alla presenza di idrocarburi.

Sperimentazione genetica per la lotta alla malaria

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Scienziati statunitensi sono riusciti a realizzare, grazie all’ingegneria genetica, una zanzara portatrice di malaria resistente al parassita che provoca la temibile malattia nell’uomo.
I ricercatori, provenienti dall’Università dell’Arizona, hanno introdotto un gene che va ad insediarsi nell’intestino dell’insetto, in modo tale da impedire al parassita di svilupparsi.
E, come riferiscono nello studio di recente pubblicato su PLoS Pathogens, tale meccanismo genetico riduce anche la durata della vita media degli insetti.

Legame tra depressione e demenza senile

depressione

Essere colpiti da depressione può raddoppiare il rischio di sviluppare, da anziani, forme di demenza senile.
Lo suggeriscono due nuove ricerche apparse di recente sulla rivista medica Neurology, che indicano come le due condizioni spesso vanno di pari passo.
Anche se, ribadiscono i ricercatori dell’Università del Massachusetts, non è ancora chiaro quale sia il rapporto causa/effetto tra i due eventi.