Emicrania associata ad un maggior rischio di infarto

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Le persone con emicrania hanno più probabilità di avere attacchi di cuore.
Lo afferma una ricerca recente pubblicata sulla versione online della rivista Neurology, che riporta lo studio di ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York che hanno confrontato l’incidenza degli attacchi di cuore su un campione di più di 6000 persone sofferenti di emicrania e su un campione di 5000 persone sane.
Si è riscontrato così che nei pazienti con emicrania gli attacchi di cuore avevano un’incidenza del 4,1%, mentre nel gruppo di controllo essa si fermava all1,9%.
Non è il primo studio in merito, sostengono i ricercatori.

Malattie cardiache tra le donne

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Una ricerca recente compiuta negli Stati Uniti, e pubblicata sulla rivista Circulation, ha verificato che le donne sono meno informate rispetto agli uomini su quelle che sono le implicazioni e l’incidenza delle malattie cardiache che riguardano il loro sesso.

Un’indagine condotta negli Stati Uniti e partita nel 1997 ha infatti rilevato che solo il 30% delle donne sapeva che le malattie cardiache sono la principale causa di morte nel sesso femminile. Nel corso degli anni successivi, grazie a campagne di sensibilizzazione ed informazione, le statistiche hanno riferito che la consapevolezza è aumentata, ma solo fino a toccare, nel 2006 il 57% delle donne.

Valutare i livelli di colesterolo già da giovani

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Chi pensa che le malattie cardiache ed i problemi di colesterolo siano un affare della mezza età si sbaglia. Almeno secondo le recenti raccomandazioni degli esperti, come quelle espresse dal Dott. Anand Rohatgi, un cardiologo del programma di prevenzione in cardiologia presso l’UT Southwestern Medical Center.
Secondo il ricercatore, ed è anche il parere di altri esperti, uno screening del colesterolo, un indicatore chiave nello sviluppo di malattie cardiache, dovrebbe iniziare già ai 20 anni di età, e dovrebbe essere rivisto almeno una volta ogni 5 anni.

Grasso su fianchi e cosce più salutare che nel girovita

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Un po’ di grasso in più su fianchi, sedere e cosce è benefico per la salute e protegge contro problemi cardiaci e metabolici.
Lo sostengono ricercatori britannici della Oxford University, che recentemente hanno pubblicato i dati di una loro ricerca in merito sulla rivista Journal of Obesity.

Secondo i dati forniti dallo studio, i tessuti adiposi accumulati in queste parti del corpo sono meno nocivi ed anzi contengono un agente antinfiammatorio che permette di ridurre eventuali fenomeni di ostruzione delle arterie.

Cocaina e morti improvvise

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L’immagine della cocaina come droga sicura ed innocua, ideale da utilizzare nei party e per far festa è un vero e proprio mito da sfatare.
Un nuovo studio condotto nel sud della Spagna da ricercatori dell’Istituto di Medicina Legale di Siviglia ha infatti dimostrato che la sostanza è responsabile di circa il 3% delle morti improvvise.
Tante le conseguenze letali dell’assunzione di cocaina, che può avere effetti devastanti per chi la usa, e può essere la causa di attacchi di cuore, malfunzionamento del ritmo cardiaco e ictus.

Esposizioni a radiazioni e rischio di malattie cardiache

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Una nuova ricerca basata sullo studio dei sopravvissuti alle esplosioni delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki ha scoperto che vi è un legame evidente tra l’esposizione a livelli moderati di radiazioni e l’aumento dei casi di malattie cardiache ed ictus.
Si sapeva già che alte dosi di radiazioni sono responsabili col passare del tempo di malattie di cuore e di ictus mentre l’effetto di livelli di radiazioni più basse secondo gli esperti ha ancora bisogno di essere studiato approfonditamente, una ricerca fortemente necessaria per il fatto che in medicina si utilizzano sempre più spesso le radiazioni come strumento diagnostico.

Smettere di fumare e rischio diabete

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Secondo un recente studio statunitense, smettere di fumare aumenta notevolmente il rischio di sviluppare il diabete di tipo due. Secondo i ricercatori, tra chi smette di fumare il 70% è a rischio di sviluppare la malattia nei primi sei anni dall’ultima sigaretta.

Secondo i ricercatori il motivo principale di tale fenomeno è legato al fatto che tendenzialmente chi smette di fumare acquista peso.
Ciò non significa, mette in guardia lo studio, pubblicato su Annals of Internal Medicine che non si debba per questo motivo smettere di fumare e che i risultati teorici di questo studio non sono assolutamente da utilizzare come alibi.

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