Gotta e succhi di frutta

obesita

La gotta è una malattia che viene ritenuta appartenente al passato (che ha colpito molti personaggi illustri tra cui Carlo Magno, Charles Darwin, Giulio Cesare e Galileo Galilei) ma che è ancora presente ai nostri giorni, presentando gli stessi sintomi di allora.
Un recente studio ha dimostrato che questa malattia è causata da un malfunzionamento di un gene nel 20% dei casi.
La causa di questa malattia è la presenza di di acido urico in percentuali molto elevate nel sangue che si deposta nelle articolazioni e nei tendini.
Da una ricerca si è evinto che la gotta può essere incrementata nelle donne dall’assunzione di uno o due bicchieri di succo di frutta, ma fondamentalmente è legata ad un’errata alimentazione che comprende un’elevata assunzione di grassi animali e di bevande alcoliche associata ad altri fattori come l’obesità, il diabete e l’ipertensione.

Prevenire il diabete con il caffè

caffè

La classica tazzina di caffè che la maggior parte degli italiani è solita bere dopo i pasti potrebbe alla lunga ridurre il rischio di diabete.

E’ questa la conclusione a cui è arrivato L’Inran, l’Istituto Nazionale di Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione, che nei giorni corsi ha diffuso una nota mediante la quale sono stati resi noti i risultati di una recente ricerca, che ha individuato una possibile azione del caffè nella prevenzione del diabete, individuando così un nuovo metodo preventivo che si va ad aggiungere a quello delle verdure a foglia verde e dell’allattamento al seno).

Allattare al seno riduce il rischio di diabete di tipo 2

allattamento

Secondo uno studio di recente apparso sulla rivista medica American Journal of Medicine, anche solo un mese di allattamento al seno riduce il rischio nelle donne di sviluppare, più avanti nella vita, il diabete di tipo 2.
Lo studio, condotto da ricercatori dell’Università di Pittsburgh, ha esaminato dati su 2.233 donne inserite all’interno del sistema sanitario californiano. Le donne, di età compresa tra 40 e 78 anni hanno compilato questionari riguardanti oil parto, la durata dell’allattamento al seno, ed eventuali diagnosi di diabete di tipo 2.

Verdure a foglia verde protettive contro il diabete

cavolo

Una dieta ricca di verdure a foglia verde riduce sensibilmente il rischio di diabete. Lo afferma un recente studio inglese, di recente apparso su British Medical Journal.
Secondo quanto appurato dai ricercatori, che hanno revisionato decine di studi comprendenti un totale di circa 220.000 persone, una porzione e mezza di verdure a foglia verde alla settimana sembra ridurre il rischio di diabete di quasi il 14%.

Il team di ricercatori ha approfondito quanto sia importante il consumo di frutta e verdura come fattore di prevenzione di malattie del metabolismo come il diabete, e, sebbene un consumo sostenuto di frutta e verdura non sembra aumentare in maniera evidente la protezione, per le verdure a foglia verde, come il cavolo e gli spinaci, i broccoli ed anche i cavolfiori, si è rilevata una consistente percentuale di riduzione del rischio di diabete.

Operazione chirurgica per il diabete?

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Un’operazione chirurgica in grado di ridurre la pressione dei vasi sanguigni in una specifica regione del cervello, in un’area in cui vengono regolate alcune funzioni vitali per il corpo, sembra migliorare la capacità dei diabetici di controllare il glucosio.
Lo sostiene un gruppo di medici del Allegheny General Hospital di Pittsburgh negli Stati Uniti, specializzati già da tempo nell’uso della decompressione vascolare per trattare condizioni come vertigini e spasmi.

In che modo lo stile di vita influisce sulla demenza senile?

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Secondo una nuova ricerca è possibile ridurre l’incidenza della demenza senile intervenendo sui tassi di diabete e depressione, migliorando il grado di istruzione e cambiando abitudini alimentari favorendo l’apporto di frutta e verdura.
Se la causa esatta per cui insorge la demenza è a tutt’oggi sconosciuta, sono tanti i fattori di rischio individuati, modificando i quali si riducono le probabilità di diventare affetti da questa condizione.
Tra questi si contano precedenti di depressione, il tipo di dieta, il consumo di alcolici ed alcuni disturbi vascolari come le malattie cardiache e gli ictus, la pressione alta, l’obesità, il diabete ed il colesterolo elevato nel sangue.

Fumatrici più a rischio di ascessi mammari

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Fumare aumenta notevolmente il rischio di ascessi al seno, lesioni infiammatorie particolarmente dolorose, spesso difficili da curare, e che tendono, nel 40-50% dei casi a ripresentarsi cronicamente.
Lo rivela uno studio di recente realizzato all’Università dello Iowa, che nella stessa ricerca evidenzia come anche il piercing al seno sia un potenziale fattore scatenante dello stesso disturbo.
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