Vi siete mai chiesti come nasca la paura? Innanzitutto va detto che la paura non è tutta uguale e che è collegata all’esistenza di un doppio centro di paura all’interno del cervello. Lo ha scoperto John Wemmie della University of Iowa che ha condotto uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Neuroscience.
amigdala
La meditazione ha effetti positivi sul cervello

Questa tecnica di rilassamento che aiuta a combattere l’ansia e lo stress, è un toccasana anche per il cervello lasciando tracce evidenti nella materia grigia.
L’Amigdala a cosa serve?

Tutto questo si realizza grazie all’amigdala, una struttura cerebrale a forma di mandorla che risiede nel lobo temporale davanti all’ippocampo.
Le sue funzioni principali sono quelle di immagazzinare le notizie e di comandare una reazione in particolari situazioni, con pensieri ed azioni che richiamano alla memoria esperienze dello stesso tipo e che hanno insegnato al cervello a reagire.
Queste emozioni che scaturiscono da questo nucleo di neuroni sono indipendenti dalla nostra volontà e quindi dal pensiero razionale.
Cancellare i ricordi traumatici si può

Questo risulterebbe essere un valido aiuto per le persone che hanno subito violenze o vissuto delle esperienze traumatiche che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria, condizionando così la personalità.
Può sembrare un discorso basato sulla fantascienza, ma si stanno sperimentando degli psicofarmaci da poter utilizzare per la sindrome da stress post -traumatico.
Una proteina prodotta all’interno del cervello è la responsabile della memoria degli eventi dolorosi e viene prodotta dall’ amigdala, una struttura cerebrale situata vicino all’ippocampo legata alle emozioni forti come la paura e le varie fobie.
I sogni come si formano?
Il dipartimento di psicologia dell’Università La Sapienza assieme al dipartimento di Neurologia clinica e comportamentale dell’IRCCS santa Lucia ed assieme ai ricercatori dell’Università de L’aquila e Bologna hanno scoperto, grazie ad una tecnologia innovativa che sfrutta la risoluzione delle teniche di neuroimmagine, che queste due parti del cervello inducono i sogni.
Con questa tecnologia è stato possibile misurare volume e densità della materia grigia dell’amigdala e dell’ippocampo mettendoli in relazione con i sogni ricordati durante il risveglio e si è dimostrato che i parametrici volumetrici e strutturali dei due nuclei del cervello predicono gli aspetti qualitativi del sogno per ogni singola persona.
Paura di perdere al gioco: non c’è se l’amigdala è lesionata

E’ questo ciò che sostengono ricercatori del California Institute of Technology che hanno pubblicato uno studio su Proceedings of the National Academy of Sciences, scoprendo che pazienti con una parte del cervello, l’amigdala, danneggiata, risultavano meno preoccupati di perdere del denaro se confrontati ad altri partecipanti all’esperimento in salute.
“Loss Aversion”, così gli scienziati descrivono quella serie di azioni e comportamenti che ci fanno scegliere, in una determinata situazione, come quella del gioco d’azzardo, se vale la pena di rischiare o meno.