La rabbia aiuta a raggiungere gli obiettivi

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La rabbia è ritenuta un sentimento negativo che obnubila la mente e aumenta la pressione arteriosa ma in realtà, se utilizzata nel modo giusto, diventa un motore per raggiungere gli obiettivi.
Secondo i ricercatori di un università olandese infatti, la rabbia attiverebbe alcune aree dell’emisfero sinistro del cervello che in genere sono associate alle emozioni positive.
Le persone diventano quindi motivate a fare qualcosa di concreto per raggiungere l’obiettivo che risulta essere gratificante per loro.
Così è stato condotto un esperimento, sono stati raggruppati alcuni volontari alla visione di alcuni oggetti comuni su un monitor, come ad esempio una penna o un piatto, prima però che comparisse l’oggetto in quesione, sul monitor compariva per un brevissimo lasso di tempo la foto di un viso con un’espressione neutrale, oppure arrabbiato o con esperssione di dolore e i volontari associavano inconsciamente all’oggetto che si palesava sullo schermo poco dopo.
Successivamente, ai volontari è stato chiesto di stringere una manopola nel momento in cui desideravano un oggetto, chi la stringeva più forte lo otteneva, accaparrandosi il premio. Il risultato è stato che coloro i quali vedevano immagini di volti rabbiosi tendevano a stringere molto di più.

Tipologie di mobbing

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Verso la fine degli anni Ottanta, lo psicologo svedese Heinz Leymann ha parlato di mobbing nell’accezione in cui la consideriamo oggi, ossia quell’insieme di comportamenti violenti che portano all’esclusione di un individuo all’interno di un ambiente lavorativo.
Il termine mobbing in Italia si inizia ad usare a metà degli anni Novanta grazie allo psicologo del lavoro Haraid Ege che spiega il fenomeno come una forma di terrorismo psicologico sul posto di lavoro, che si manifesta tramite comportamenti aggressivi e vessatori da parte dei colleghi o dei datori stessi.
Esistono diverse tipologie di mobbing: verticale, orizzontale, collettivo, esterno e doppio mobbing.
Mobbing verticale: avviene quando è attuato da un superiore nei confronti di un dipendente subordinato o viceversa, sia dal singolo dipendente nei confronti del capo o di un gruppo di colleghi verso il datore di lavoro.

Mobbing che cos’è e cosa provoca

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Da qualche anno in Italia si è dato un nome ad un fenomeno che c’è sempre stato ma che soltanto adesso è diventato un caso, il mobbing.
Il mobbing indica una serie di comportamenti violenti che vanno dagli abusi psicologici a alle vessazioni ed all’allontanamento che vengono perpetrati da una o più persone nei confronti di un individuo più debole, prolungato nel tempo che genera in chi ne è vittima un forte stress emotivo fino ad arrivare ad una vera e propria sensibilità alla depressione che innesca appunto un circolo vizioso per la paura di essere presi dall’ansia.
il trmine mobbing è stato coniato negli anni Settanta dall’etologo Konrad Lorenz, il quale voleva descrivere un comportamento aggressivo tra individui facenti parte di uno stesso gruppo con lo scopo di escludere un membro dello stesso gruppo.

Sport contro la depressione

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Fare esercizio fisico aiuta a combattere e a tener lontana la depressione sempre che sia fatto nel tempo libero e che non provochi stress.
Secondo una ricerca apparsa sulla rivista medica British Journal of Psychiatry e condotta da alcuni ricercatori del King’s College di Londra, è risultato che gli individui che compiono un’attività sportiva regolare hanno meno possibilità di soffrire di depressione soprattutto se la svolgono nel tempo libero e non nei ritagli di tempo dal lavoro o a livello agonistico.
Questo studio è stato effettuato su un campione di cittadini norvegesi a cui è stato domandato quanta attività fisica svolgessero nel tempo libero e quanto fossero fisicamente e psicologicamente attivi durante l’orario lavorativo.

Alcuni tipi di fobie

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Come già dicevamo, le fobie sono delle paure incontrollabili che si provano in determinate situazioni o di fronte a certi oggetti.

Ne esistono davvero di svariati tipi ed alcune sono davvero impensabili, ma generano nella persona delle situazioni di estremo disagio arrivando addirittura agli attacchi di panico veri e propri.

Le più conosciute sono la claustrofobia che è la paura di restare in uno spazio chiuso, l’agorafobia che letteralmente è la paura della piazza e quindi il disagio che si manifesta negli spazi aperti e pieni di gente (pare che ne soffrisse lo scrittore Alessandro Manzoni!), oppure l’aracnofobia che è la paura dei ragni.

Fobie e paure

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Le fobie sono delle paure eccessive e non controllabili che si provano in particolari situazioni e in presenza di particolari oggetti provocando una fortissima ansia con sintomi che vanno dalla confusione all’impotenza.
La persona che le prova ha comunque la consapevolezza che si trattino di reazioni esagerate ma incontrollabili e tante volte prive di fondamento.

Gravidanze durante l’attentato dell’11 Settembre

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Il giorno in cui ci furono gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle di New York si stima che nei paraggi ci fossero all’incirca 1700 donne incinte.
La domanda che sorge spontanea è se la paura che hanno provato in quel momento si sia poi trasmessa ai feti.
Questo quesito se l’è posto il Discover Magazine al quale ha risposto Rachel Yehuda psichiatra del Veterans Affairs Medical Center, sostenendo di sì, che può essere stato trasmesso ai feti.
La dottoressa è una dei massimi conoscitori mondiali nel campo del disturbo post traumatico da stress e durante la sua carriera si è spesso occupata di sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti e di reduci della guerra del Vietnam.

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