Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA): mancato riciclaggio neuroni

La SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), altrimenti detta Morbo di Lou Gehrig (dal nome del primo paziente alla quale venne diagnosticata) o Malattia di Charcot (dal nome del medico che per primo la individuò), è una terribile malattia degenerativa e progressiva, solitamente mortale, che colpisce i motoneuroni (quelli preposti al movimento e al controllo dei muscoli).

Questa malattia, che ha un incidenza pari allo 0,003% (3 casi ogni 100.000), nonostante sia stata individuata già nel 1860 dal medico francese Jean-Martin Charcot, è ancora oggi uno dei misteri più grandi sulla quale la scienza medica si ritrovi ad indagare.

[LEGGI] SINTOMI SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA

Identificati i geni della sclerosi multipla

Tramite l’eminente rivista scientifica Nature giungono oggi ottime notizie per tutti i malati di sclerosi multipla.

Uno studio multicentrico, il più grande mai realizzato sull’argomento, guidato dai medici delle Università inglesi di Oxford e Cambridge e al quale hanno partecipato numerosissime istituzioni internazionali di ricerca e di cura della sclerosi multipla, tra cui l’IMSGC (International Multiple Sclerosis Genetics Consortium) di cui fanno parte le Università italiane del San Raffaele di Milano e del Piemonte Orientale di Novara e il Wellcome Trust Case Control Consortium, avrebbe finalmente sequenziato tutti i 29 geni “difettosi” responsabili della sclerosi multipla una della peggiori malattie infiammatorie croniche demielinizzanti (poiché distruggono la mielina, componente essenziale del sistema nervoso centrale giacché consente la trasmissione degli impulsi nervosi tra un neurone e l’altro).

Depressione estiva causata da disturbi agli occhi

I nostri occhi, o per meglio dire un malfunzionamento della nostra retina, potrebbero essere la causa scatenante della Summer SAD (Summer Seasonal Affective Disorder) ovvero sia un disturbo di carattere depressivo che colpirebbe circa il 5% della popolazione con l’iniziare della bella stagione.

Sarebbe stato dimostrato, dunque, non soltanto che i fattori ambientali più comuni (tra i quali segnaliamo la temperatura, l’umidità, la luminosità) influenzerebbero il nostro sistema endocrino causando cambiamenti comportamentali, sbalzi d’umore, episodi di vera e propria depressione, bensì anche che gli occhi sarebbero i principali responsabili di questi intricati processi cerebrali.

Auto-cannibalismo causerebbe il fallimento delle diete

Quando si comincia una dieta è oltremodo necessario armarsi di pazienza, determinazione e costanza. Questi fattori, infatti, uniti ad un’adeguata attività fisica e ad un regime alimentare preventivamente concordato con il proprio dietologo (bisogna, infatti, diffidare dei rimedi fai da te, magari scovati su internet. A tal proposito si legga l’articolo “Giovane di Latina si spaccia medico su Yahoo! Answer” sulla pericolosità dei consulti online) sono alla base della riuscita di qualsiasi dieta.

A volte, però, questi elementi determinanti, potrebbero non bastare.

Ansia causata da difetti del cervello

L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di San Vito al Tagliamento (l’IRCCS Medea guidato da Paolo Brambilla) avrebbe individuato, in collaborazione con le Università di Verona ed Udine, l’origine dell’ansia e, più in generale, di tutti i disturbi  di panico.

Unione diabete, fumo e obesità: rischia il cervello

Una ricerca pubblicata in questi giorni sull’autorevolissima rivista scientifica Neurology, pubblicata mensilmente dall’American Academy of Neurology, lascia emergere le sconcertanti conclusioni alle quali sarebbero giunti gli studiosi dell’Università della California guidati da Charles de Carli dopo dieci anni di indagini sui rischi correlati a ipertensione, fumo, diabete ed obesità.

Definiamo sconcertanti questi risultati poiché lascerebbero intendere che codeste malattie, derivate in massima parte non già da veri e propri disagi clinici ma soltanto da vizi e cattive abitudini alimentari, dunque correggibili grazie all’impegno e alla buona volontà, determinerebbero, oltre ai noti problemi che ormai tutti conosciamo e che ormai tutti avremmo dovuto imparare a scongiurare, una vera e propria riduzione del volume del cervello.

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