Tassa sulle bibite gassate per un minor apporto calorico

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Se il prezzo delle bibite gassate e zuccherate fosse aumentato del 18% circa, i consumatori, presi nella loro globalità, avrebbero una diminuzione di peso di più di 2 chili. E’ quanto appurato da un recente studio condotto da ricercatori dell’Università del North Carolina, che hanno compiuto una vasta ricerca su un campione di popolazione di più di 5000 giovani adulti, seguiti per un periodo di 20 anni.
L’associazione tra l’aumento del prezzo delle bevande e la diminuzione del peso corporeo si verifica, secondo i ricercatori semplicemente aumentando di circa 1 dollaro il prezzo medio delle bibite, con un apporto calorico che si riduce mediamente di circa 124 calorie al giorno.

Maggior attenzione dei consumatori alle etichette sui cibi

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L’insistenza con cui negli ultimi anni le autorità sanitarie hanno puntato l’attenzione sull’importanza del legame esistente tra alimentazione e salute sembra aver prodotto i primi risultati interessanti e soddisfacenti.
Almeno negli Stati Uniti, dove una recente ricerca statistica realizzata dalla FDA (Food & Drug Administration), la massima autorità sanitaria su alimentazione e farmaci in America, ha rilevato come sono sempre di più i consumatori che fanno attenzione a quanto riportato sulle etichette dei cibi acquistati, una sensibilità che si riflette anche in una maggior consapevolezza del legame tra determinate diete ed alimenti e lo stato di benessere generale dell’organismo.

Ridurre l’apporto di sale, un obiettivo importante per la salute generale

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Soprattutto nei paesi anglosassoni, ma oggi anche nell’Europa mediterranea, il sale è uno dei fattori di rischio maggiore per i problemi di salute legati al buon funzionamento dell’apparato arterioso. Una riduzione dell’apporto di sale nei cibi, soprattutto in quelli confezionati o consumati nei ristoranti e nei fast food è un obiettivo imprescindibile per migliorare la salute generale della popolazione, ridurre uno dei fattori di rischio più importanti di malattie cardiovascolari, e dimezzare i costi della sanità.

Il governo americano sta in questi giorni prendendo in considerazione l’ipotesi di adoperarsi per attuare una riduzione del sale nei cibi, nella convinzione che anche solo una riduzione del 10% potrebbe non solo salvare migliaia di vite ma anche abbassare drasticamente i costi che lo stato deve sostenere per assistenza e cure mediche.

Cibi grassi aumentano il rischio di ictus nelle donne adulte

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Mangiare molti grassi, soprattutto quelli presenti in biscotti e pasticcini, gelati ed altri snacks confezionati e prodotti industrialmente aumenta il rischio di ictus nelle donne sopra i 50 anni.
In particolare i grassi sotto accusa sono i cosiddetti grassi transaturi, dannosi sia per il cuore che per il girovita.

Lo rivela un nuovo ampio studio condotto negli Stati Uniti, che ha coinvolto un campione di più di 87.000 donne, già reclutate all’interno di un ampia ricerca, Women’s Health Initiative, voluta dal governo federale statunitense per valutare l’impatto delle cure ormonali sulle donne in menopausa.
Una evidenza indiscutibile, secondo quanto rilevato dai ricercatori, il rischio del tipo più comune di ictus aumenta infatti del 44% nelle donne che fanno una dieta ricca di grassi.

Segnali di obesità già nei primi 24 mesi di vita

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Il “punto critico” che rivela possibili rischi di obesità nel futuro spesso è già individuabile prima dei due anni.
Lo rivela uno studio condotto negli Stati Uniti su oltre 100 bambini ed adolescenti di 12 anni di età in media, i quali dall’età di 10 anni risultavano obesi, pubblicato recentemente per la rivista Clinical Pediatrics.
Nella ricerca si è appurato che nei bambini presi in considerazione più della metà risultavano sovrappeso già all’età di 24 mesi, ed il 90% erano obesi all’età di 5 anni.

Mandometer, perdere peso monitorando come si mangia

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Un dispositivo basato su una scala computerizzata che può aiutare gli adolescenti in sovrappeso a diminuire di peso mangiando più lentamente.
E’ questo il dispositivo sperimentato da ricercatori britannici, chiamato mandometer, inventato da scienziati dell’Istituto Karolinska di Stoccolma, in Svezia. Si tratta di un apparecchio, sul quale si appoggia il piatto, collegato ad un dispositivo elettronico che pesa il cibo e che valuta la velocità con cui si sta mangiando, comparandola nello stesso tempo con dati medi. Tale meccanismo dovrebbe insegnare alla persona in sovrappeso a rallentare la velocità nell’ingestione del cibo, che favorisce il senso di sazietà.

Passeggiare dopo il pranzo di Natale per bruciare le calorie di troppo

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Una delle attività piacevoli del periodo di Natale a parte lo scambio dei doni e degli auguri, è sicuramente rappresentata dai lauti pranzi e dalle generose cene cui si parteciperà con amici e parenti.
Una “fatica” piacevole ma che sovente rischia di insidiare da vicino la propria forma fisica, con un apporto calorico sicuramente oltre la norma.

Si calcola che un solo piatto di quelli tradizionalmente serviti a Natale, in particolare il tacchino farcito, i cotechini o altre carni ed i dolciumi, forniscano in un sol colpo fino a 1500 calorie, praticamente la metà del fabbisogno giornaliero per un uomo ed i tre quarti per una donna.

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