Obesità e demenza senile, esiste una connessione?

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L’innalzamento dei tassi di obesità, dell’invecchiamento generale della popolazione e dei casi di Alzheimer e demenza senile pone il problema ai ricercatori americani di trovare una possibile connessione tra questi fenomeni, tutti in crescita.
Secondo uno studio pubblicato di recente sul Journal of the American Geriatric Society questa connessione potrebbe davvero esserci.
I ricercatori della Northwestern University Feinberg School of Medicine hanno voluto esaminare i dati raccolti all’interno del vasto studio Women’s Health Initiative. Uin particolare hanno concentrato la loro attenzione su 8.745 volontarie che hanno partecipato a studi clinici di terapia ormonale sostitutiva e di età superiore ai 65 anni.

Legame tra depressione e demenza senile

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Essere colpiti da depressione può raddoppiare il rischio di sviluppare, da anziani, forme di demenza senile.
Lo suggeriscono due nuove ricerche apparse di recente sulla rivista medica Neurology, che indicano come le due condizioni spesso vanno di pari passo.
Anche se, ribadiscono i ricercatori dell’Università del Massachusetts, non è ancora chiaro quale sia il rapporto causa/effetto tra i due eventi.

Ripetitori telefonici e rischio di tumori infantili: non c’è correlazione

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Secondo un gruppo di ricercatori britannici della Imperial College of London School of Public Health, non ci sono prove evidenti che vivere vicino ai ripetitori per la telefonia cellulare aumenti il rischio di tumori infantili.
La ricerca in una prima fase ha individuato 1.926 casi di tumori infantili occorsi in Gran Bretagna dal 1999 al 2001. Di questi, per 529 casi non è stato possibile determinare l’ubicazione della madre rispetto ai ripetitori radiomagnetici, ma per il rimanente gruppo di 1397 casi invece ciò è stato reso possibile.

Scoperto meccanismo genetico nello sviluppo dell’Alzheimer

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Ricercatori statunitensi hanno scoperto che la mutazione di un gene, associato all’insorgenza precoce del Morbo di Alzheimer, può bloccare un processo chiave di pulizia e di riciclaggio di tossine e proteine nel cervello.
Quando funziona correttamente insomma, questo gene – chiamato presenilina 1 (PS1) – svolge un servizio fondamentale di pulizia aiutando le cellule cerebrali a digerire proteine potenzialmente tossiche, indesiderate o danneggiate.

Variante genetica responsabile di obesità e rischio Alzheimer

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Una variante genetica che occorre ad uno specifico gene, denominato FTO, non solo è dannosa perchè responsabile di accumulo indesiderato di grasso ma anche perchè può provocare un invecchiamento precoce del cervello e renderlo perciò più vulnerabile a disturbi come la demenza senile o il morbo di Alzheimer.

Un gene molto diffuso tra la popolazione che non solo contribuisce a far prendere peso ma invecchia il cervello di 16 anni rispetto al normale, è il commento del professor Paul Thompson, neurologo presso l’Università di California a Los Angeles, che ha condotto lo studio recentemente pubblicato sulla rivista Proceedings della National Academy of Sciences.

I malati di Alzheimer mantengono il ricordo emotivo

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Un nuovo studio di ricercatori dell’Università dello Iowa offre una serie di indicazioni interessanti sulla modalità relazionale da tenere con le persone malate di Alzheimer e con problemi di memoria: anche se il paziente può dimenticare uno scherzo o un gesto di affetto, è però in grado di mantenere il ricordo dell’esperienza emotiva vissuta, e ciò può influire in maniera sensibile sull’umore generale del malato.
La ricerca si è svolta con l’osservazione di cinque pazienti affetti da un male neurologico raro che danneggia l’ippocampo, quell’area del cervello dove vengono immagazzinati i ricordi, sia quelli brevi che quelli a lungo termine.

Uno scopo nella vita riduce il rischio di Alzheimer

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Avere una vita piena di attività, un ottimismo di fondo ed uno scopo nella vita sono tutti fattori che, secondo una recente ricerca, diminuiscono il rischio di demenza senile, decadimento cognitivo e morbo di Alzheimer.

L’invecchiamento medio della popolazione ha fatto si che sia diventata molto più comune di un tempo la diagnosi di demenza senile ed Alzheimer, e per questa ragione sono molti gli studi che la comunità scientifica internazionale ha promosso per valutare quali sono le cause della malattia, quali i fattori di rischio e quali le possibili terapie preventive e terapeutiche.
Si è sviluppato anche, in parallelo, un grande interesse per i fattori non strettamente legati alla biologia ma psico-sociali, che potrebbero giocare anche essi un ruolo determinante nello sviluppo della demenza senile.

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