L’OMS indaga sui recenti casi di virus H1N1 farmaco-resistente

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta esaminando recenti relazioni provenienti da Gran Bretagna e Stati Uniti che indicano come l’influenza H1N1, in particolare nelle persone con il sistema immunitario particolarmente depresso, potrebbe aver sviluppato una resistenza all’oseltamivir, un farmaco efficace nel contrastare il virus, attualmente commercializzato dalla Roche e Gilead Sciences Inc’s come Tamiflu.
La Britain’s Health Protection Agency (HPA) ha recentemente confermato cinque casi del genere in Galles: i pazienti erano affetti da gravi problemi di salute che deprimevano il sistema immunitario, una condizione che offre al virus un’opportunità maggiore di sviluppare una resistenza al farmaco.

Il sistema immunitario è in grado di riconoscere il virus H1N1

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Il virus dell’influenza suina che impazza nel mondo in questo periodo non è del tutto sconosciuto al sistema immunitario dell’uomo, come dimostra uno studio recente, il che potrebbe ridurre di gran lunga le preoccupazioni legate alla diffusione pandemica del male ed alla sua pericolosità.
Stampa e mezzi di informazione hanno in questi mesi informato la popolazione sul fatto che il virus dell’influenza suina è un microrganismo di un genere completamente nuovo, e quindi il sistema immunitario non sarebbe in grado di difendersi adeguatamente.

L’influenza suina causa più decessi tra gli anziani

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Uno studio sull’influenza H1N1 in Messico ha rilevato che se i bambini e le persone di età inferiore ai 40 anni hanno più probabilità di ammalarsi, è tra gli anziani che si verifica il più alto tasso di mortalità.
La ricerca, pubblicata on-line sulla rivista The Lancet, riporta l’analisi delle cartelle cliniche dei pazienti ricoverati negli ospedali messicani rilevate dal Mexican Institute for Social Security tra il 28 aprile ed il 31 luglio di quest’anno.

Influenza suina test “fai da te”

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Più che la pandemia è scoppiata la psicosi per l’influenza A/H1N1 è i giornali e le televisioni di tutto il mondo calcano la mano perchè è un argomento che interessa molto l’intera popolazione.

Al momento però, l’influenza definita anche suina non risulta molto aggressiva e le persone possono debellare il virus in maniera semplice e senza complicazioni di nessun genere. Al momento l’influenza A/H1N1 è una normale influenza alla quale siamo abituati a subire ogni anno costringendoci a rimanere a letto per qualche giorno con febbre, tosse e raffreddore.

Influenza A, gli animali domestici sono a rischio di contrarre il virus?

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Con la recente notizia che un animale domestico, un gatto, era stato colpito dall’influenza A trasmessagli dall’uomo, in molti possessori di animali domestici sono nate spontanee un paio di domande: sono gli animali domestici a rischio di contrarre il virus? Gli animali contagiati possono a loro volta infettare nuovamente l’uomo?
La risposta alle domande, dicono gli esperti, è fondamentalmente negativa. L’influenza H1N1 attualmente in circolazione può passare facilmente da persona a persona, ma non passa dagli animali all’uomo e viceversa tranne in pochi casi rari.

Nuovi studi sull’influenza suina

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Dagli Stati Uniti, che sembrano attualmente essere tra i paesi più colpiti dall’influenza suina, arrivano due nuovi studi che riguardano la pandemia. Il primo dei due riguarda la scoperta di un caso in cui il virus H1N1 resistente ad un farmaco si è trasmesso da persona a persona, il secondo studio riguarda invece la scoperta che nei bambini il virus si diffonde anche dopo due settimane dopo l’insorgere dei primi sintomi, anche se per ora non si sa ancora se tale diffusione sia significativamente contagiosa o meno.

Nuovo rapporto OMS sull’influenza suina

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Il numero di decessi causati dall’influenza suina continua a crescere, secondo un recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tanto che in quest’ultima settimana la quota di decessi ha toccato le 700 unità. Fino al 25 ottobre i casi di decesso per influenza suina segnalati sono stati 5700, con un incremento notevole nell’ultima settimana, con almeno 700 nuovi casi.
L’aumento maggiore si è registrato nelle Americhe, dove sono stati contati 4.175 decessi, con un’impennata di 636 casi solo nell’ultima settimana.
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