Esser felici riduce il rischio di malattie cardiache

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Le persone felici sono meno a rischio di attacchi cardiaci e problemi cardiovascolari. Lo rivela una recente ricerca compiuta da scienziati del Columbia’s Center for Behavioral Cardiovascular Health, grazie ad uno studio prospettico di ampie dimensioni compiuto su un campione di 1700 persone, uomini e donne, seguite per un periodo di 10 anni.
All’inizio dello studio, è stato valutato il rischio di problemi cardiaci in ogni paziente, il quale è stato associato al periodico monitoraggio di sintomi e condizioni che, in base ad una scala approntata dai ricercatori, valutasse il grado di felicità di questi. Tra le condizioni monitorate la rabbia, la depressione, sentimenti di ostilità e di malessere e l’espressione di stati d’animo ed emozioni “positive”: gioia, felicità, eccitazione, entusiasmo e soddisfazione.

Emicrania associata ad un maggior rischio di infarto

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Le persone con emicrania hanno più probabilità di avere attacchi di cuore.
Lo afferma una ricerca recente pubblicata sulla versione online della rivista Neurology, che riporta lo studio di ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York che hanno confrontato l’incidenza degli attacchi di cuore su un campione di più di 6000 persone sofferenti di emicrania e su un campione di 5000 persone sane.
Si è riscontrato così che nei pazienti con emicrania gli attacchi di cuore avevano un’incidenza del 4,1%, mentre nel gruppo di controllo essa si fermava all1,9%.
Non è il primo studio in merito, sostengono i ricercatori.

Malattie cardiache tra le donne

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Una ricerca recente compiuta negli Stati Uniti, e pubblicata sulla rivista Circulation, ha verificato che le donne sono meno informate rispetto agli uomini su quelle che sono le implicazioni e l’incidenza delle malattie cardiache che riguardano il loro sesso.

Un’indagine condotta negli Stati Uniti e partita nel 1997 ha infatti rilevato che solo il 30% delle donne sapeva che le malattie cardiache sono la principale causa di morte nel sesso femminile. Nel corso degli anni successivi, grazie a campagne di sensibilizzazione ed informazione, le statistiche hanno riferito che la consapevolezza è aumentata, ma solo fino a toccare, nel 2006 il 57% delle donne.

Attacchi cardiaci e tifo sportivo

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HealthFinder.gov riporta due interessanti studi realizzati da equipe mediche differenti, una negli Stati Uniti, una in Germania, che hanno osservato l‘incidenza di infarti ed attacchi cardiaci in concomitanza di grandi eventi sportivi. Il team di ricercatori della Keck School of Medicine, University of Southern California di Los Angeles, hanno esaminato i tassi di mortalità nella contea di Los Angeles nel 1980, quando nella finale del SuperBowl i Pittsburgh Steelers sconfiggono i Los Angeles Rams, la squadra di casa, e nel 1984, quando i Los Angeles Raiders battono i Washington Redskins. I dati sono stati raccolti nelle due settimane successive alle partite, e sono stati messi a confronto con quelli raccolti negli anni intermedi ed in quelli successivi ai due importanti eventi sportivi.
In questo modo hanno verificato che il tasso di mortalità è aumentato dopo la sconfitta del 1980 e diminuito significativamente invece dopo la vittoria conseguita dalla squadra di casa nel 1984.

Disfunzione erettile e malattie cardiovascolari

La disfunzione erettile è un forte segnale di avvertimento di un aumentato rischio di infarto, ictus e altri problemi cardiovascolari. Lo rivela un nuovo studio realizzato da ricercatori del New England Research Institutes che hanno pubblicato la loro relazione sulla rivista Journal of the American College of Cardiology.

Secondo i ricercatori la disfunzione erettile potrebbe dunque essere compreso nel Framingham Heart Study, attualmente il più importante ed esaustivo tra gli studi dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari al mondo.
Secondo il Dott. Andre Araujo, che ha condotto la nuova ricerca, un medico che avesse davanti un paziente con disfunzione erettile dovrebbe dunque tenere altamente in considerazione anche la presenza di problemi cardio vascolari.

Framingham Heart Study

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Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte e di malattia negli Stati Uniti. Per questo motivo nel 1948, è stato istituito il Framingham Heart Study, sotto la direzione del National Heart Institute e con la collaborazione dell’Università di Boston. Il grande progetto di ricerca, iniziato in quell’anno era indirizzato ad identificare quali fossero i più comuni fattori di rischio delle malattie cardiovascolari attraverso lo studio di un’intera comunità urbana, Framingham nel Massachusetts.

Un campione di 5.209 uomini e donne di età compresa tra i 30 ed i 62 anni sono quindi stati sottoposti periodicamente ad esami medici ed approfondite interviste sullo stile di vita ogni due anni. Nel 1971 la ricerca ha coinvolto anche la generazione di abitanti successiva, 5124 persone che rappresentavano i figli e coniugi del campione di popolazione originario arruolato nella prima fase.

Esposizioni a radiazioni e rischio di malattie cardiache

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Una nuova ricerca basata sullo studio dei sopravvissuti alle esplosioni delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki ha scoperto che vi è un legame evidente tra l’esposizione a livelli moderati di radiazioni e l’aumento dei casi di malattie cardiache ed ictus.
Si sapeva già che alte dosi di radiazioni sono responsabili col passare del tempo di malattie di cuore e di ictus mentre l’effetto di livelli di radiazioni più basse secondo gli esperti ha ancora bisogno di essere studiato approfonditamente, una ricerca fortemente necessaria per il fatto che in medicina si utilizzano sempre più spesso le radiazioni come strumento diagnostico.
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