Orologio biologico e problemi di cuore

di Redazione

Uno studio pubblicato da poco su Nature Medicine ha avanzato l'ipotesi che le malattie cardiovascolari possano essere legate ad un malfunzionamento dell'orologio biologico del nostro organismo.

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Uno studio pubblicato da poco su Nature Medicine ha avanzato l’ipotesi che le malattie cardiovascolari possano essere legate ad un malfunzionamento dell’orologio biologico del nostro organismo.
Il malfunzionamento dell’orologio biologico, che ha una forte influenza sul nostro organismo inteso come fabbrica di sostanze ed elementi chimici, è già stato collegato in passato a molte altre malattie, e questa ricerca, condotta su topi da laboratorio da ricercatori della Kyoto University, apre nuovi spiragli alla comprensione di questo fenomeno, già individuato essere un fattore di primaria importanza per l’aumento della pressione del sangue, un fattore di rischio arcinoto per le malattie cardiache, nei lavoratori sottoposti a turni stressanti e sempre diversi, in coloro che lavorano viaggiando spesso per lunghe distanze ed in coloro che hanno disturbi nel sonno.

Lavorando sui topi, il team giapponese ha scoperto che un fattore di rischio genetico, che causa una forma di pressione alta, è influenzato dal ritmo circadiano, il termine con cui si identifica l’orologio biologico.

Da ricerche precedenti si era già scoperto come molti geni fanno parte di quegli elementi essenziali che compongono l’orologio circadiano: per esempio in topi da laboratorio si erano già individuate un paio di molecole, denominate criptocromi, la cui mancanza provocava nell’animale il fenomeno dell’aritmia cardiaca.

La ricerca dell’equipe giapponese si è orientata invece sul fatto che i topi sembravano avere la pressione alta a causa dei livelli anormali ed elevati di un ormone, definito aldosterone, che oltre ad aumentare la pressione arteriosa, riduce i livelli di potassio nel sangue e influisce sulla diminuzione dei livelli ematici di renina.

I ricercatori hanno dimostrato che l’orologio circadiano controlla direttamente un gene che svolge un ruolo chiave nella produzione di questo ormone, e che, sebbene tale scoperta sia stata fatta sui topi, il gene in questione è anche presente nell’uomo, e potrebbe quindi avere anche in questo un ruolo analogo.

Sono naturalmente necessari ulteriori studi per determinare se il malfunzionamento dell’orologio circadiano può condurre all’ipertensione negli esseri umani, ma la ricerca è comunque uno stimolo interessante per aprire nuove prospettive nel trattamento dell’ipertensione.

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