Sindrome da Conflitto sottoacromiale esercizi e terapia

di Redazione

Quando si parla di sindrome da conflitto sottoacromiale si fa riferimento ad una condizione della spalla che provoca dolore e/o debolezza quando si alza il il braccio, a causa di una anomalia nel rapporto muscolo-tendineo dell’articolazione: in pratica è come se questo rimanesse bloccato, “catturato”. Essenzialmente il problema riguarda la cuffia dei rotatori: il tendine ed i muscoli passano in uno spazio ristretto sito nella parte superiore della spalla chiamato spazio subacromiale. Ivi intrappolato il tendine raschia ripetutamente sulovocando i sintomi di dolore.

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Sindrome da Conflitto sottoacromiale,  rimedi domestici

 

Se la sindrome da conflitto della spalla è lieve (ovvero ha sintomi leggeri) possono bastare piccole accortezze ed esercizi da fare anche in casa per alleviare e/o risolvere la situazione, come i seguenti:

Far riposare il tendine. Nella prima fase è fondamentale tenere a riposo tutta l’articolazione per prevenire un aumento dell’infiammazione e dunque del gonfiore e dolore, oltre che eventuali danni seri. Solo in un secondo momento (quando il medico o il fisioterapista lo suggeriranno), si potrà iniziare con una serie di esercizi di rafforzamento.
Fare impacchi di ghiaccio. Il ghiaccio è un ottimo aiuto contro il dolore in questi casi. D applicare sulla parte per almeno 20 minuti. Attenzione solo a non mettere il ghiaccio direttamente a contatto con la pelle.
Assumere antidolorifici . I cosiddetti FANS farmaci non steroidei anti-infiammatori come il paracetamolo o l’ibuprofene possono aiutare a lenire la sofferenza lieve sul breve termine. Si tratta di farmaci per cui non è richiesta la prescrizione medica (da banco) in compresse o gel topico.

 

Sindrome da Conflitto sottoacromiale, esercizi

Una volta passata l’infiammazione acuta si possono fare esercizi atti a rinforzare tutta la spalla. Anzi ciò è forteente consigliato in quanto, a prescindere dalla sindrome da conflitto, muscoli non allenati sono risaputamente deboli. Importante sarà rivolgersi ad un fisioterapista che consiglierà e spiegherà gli esercizi del caso da ripetere poi nel tempo a casa o in palestra.

Un primo step riguarderà gli esercizi di stretching atti a migliorare la gamma del movimento. A cui seguiranno altri di potenziamento dei muscoli della cuffia dei rotatori e della mobilità del torace. Esempi semplici?

1.Prendere un comune elastico (o uno da fitness), fissarlo ad una parete all’altezza dei propri fianchi e prendendo gli estremi, cominciare a tirare (braccia tese lungo i fianchi) cercando di arrivare più dietro possibile, concentrandosi sul movimento della scapola, in adduzione e depressione (bastano 3 serie da 15).

 

2. Sempre con l’elastico (fissato più in alto), oppure con un pesetto: poggiare le spalle ad una parete per una posizione più stabile e cominciare 3 serie da 15 abduzioni del braccio flesso a 120° all’altezza della spalla mantenendo la posizione per alcuni secondi.

 

3. Da sdraiati, spalle a terra e gambe lievemente piegate affinché la colonna vertebrale poggi bene. Da un’aapertura laterale sei gomiti (altezza spalla) con peseti leggeri spingere in avanti , in alto il più possibile, arrivando a sollevare la spalla stessa, mantenendo in trazione 2-3 secondi e poi rilasciare gradualment (12 volte per 3 ripetizioni).

 

 

Farmaci

Oltre il paracetamolo e l’ibuprofene, quando il dolore è molto forte può essere necessaria la somministrazione di codeina, per la quale serve però la prescrizione medica. Lo stesso vale per il cortisone, che può essere assunto per via orale o iniettato con una siringa direttamente nella parte dolente. Talvolta in abbinamento con anestetico locale. Vanno comunque accompagnati a fisioterapia, anche perché non possono essere utilizzati per lungo tempo. Non andrebbe fatta più di un’iniezione ogni 6 settimane circa.

Chirurgia

Quando tutto ciò non funziona, l’ultima speranza è riposta nell’intervento chirurgico, mirato ad allargare lo spazio subacromiale nella spalla, in modo che la cuffia dei rotatori non vi sfreghi più dentro (si parla in tal caso di decompressione subacromiale). L’intervento di solito si esegue in forma mininvasiva, ovvero in artroscopia.

 

 

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Foto: Thinkstock

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