Studiare il morbo di Parkinson grazie ad un verme

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La natura talvolta offre all’uomo delle possibilità insperate ed inedite per comprendere meccanismi vitali della nostra specie, anche nel campo dei disturbi e delle malattie. Così un equipe di ricercatori della Dundee University ha recentemente ottenuto un cospicuo finanziamento per studiare, su un semplicissimo verme, il Caenorhabditis elegans, il perchè le cellule neuronali del cervello umano deperiscono e muoiono causando il morbo di Parkinson.
Il morbo di Parkinson è una malattia neurologica progressiva che provoca la difficoltà di movimento e danni progressivi alla facoltà di parlare, di scrivere e di svolgere molte altre funzioni.

La dislessia è aggravata in ambienti scolastici rumorosi

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Gli studenti con dislessia non sono in grado di concentrarsi sulla voce dell’insegnante se si trovano in ambienti di studio rumorosi. E’ quanto risulta da una recente ricerca di scienziati e medici della Northwestern University di Chicago. Secondo quanto rilevato dallo studio, pubblicato sulla rivista Neuron, i bambini riescono automaticamente ad ignorare i rumori di fondo che potrebbero distrarre la loro attenzione per concentrarsi sui suoni fondamentali per comprendere la lezione, come per esempio la voce dell’insegnante. I bambini dislessici però non avrebbero tale facoltà.

Micro scariche elettriche per combattere il bruxismo

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I pazienti che soffrono di bruxismo, il disturbo che fa digrignare i denti durante il sonno, potrebbero essere interessati alla sperimentazione di un nuovo dispositivo che riduce il fenomeno.

Si tratta di un apparecchio elettrico, sviluppato in Danimarca, ed attualmente in prova presso un’organizzazione privata di dentisti che ne stanno sperimentando l’efficacia.
Il dispositivo consiste di un piccolo un piccolo elettrodo che viene applicato sulla tempia, e che è in grado di rilevare il movimento dei muscoli facciali.

La stessa regione del cervello elabora parole e gesti

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Parole e gesti sono elaborati nella stessa regione del cervello. E’ questa la scoperta di un gruppo di ricercatori del National Institute on Deafness and Other Communication Disorders che potrebbe gettare nuova luce sullo studio di come si è evoluto il linguaggio umano.
I risultati della ricerca, pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), dimostrano che le regioni cerebrali che da tempo sono state riconosciute avere la funzione di interpretare le parole, sono le stesse che utilizziamo per interpretare anche altri segni, siano essi gesti, simboli, suoni oppure ancora oggetti.

Un mini microscopio per studiare le cellule cerebrali

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Una delle domande finora rimaste senza risposta per gli scienziati è il modo in cui lavora il cervello quando ci spostiamo liberamente nello spazio, quali sono le cellule che vengono azionate ed in che modo esse si associano ed organizzano le informazioni che renderanno in futuro più facile per noi orientarci nello stesso ambiente di cui abbiamo memorizzato le caratteristiche attraverso gli imput sensoriali che al nostro cervello giungono da occhi, orecchie, olfatto, tatto e senso dell’equilibrio.
Fino ad oggi tale studio era stato reso possibile applicando sperimentalmente elettrodi sul capo del soggetto osservato, fosse esso uomo o animale che però era obbligato a restare immobile.

L’anfetamina compromette le facoltà mnemoniche negli adolescenti

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Un recente esperimento compiuto su animali da laboratorio ha rilevato che l’uso di anfetamina da teenagers può creare grossi scompensi alle funzioni mnemoniche del cervello, sia nella memoria breve, durante l’effetto delle sostanze, sia su quella a lungo periodo.
I ricercatori della University of Illinois at Urbana Champaign nel loro studio, che verrà prossimamente presentato al meeting annuale della prestigiosa Society for Neuroscience sostengono che i topi adulti, sottoposti a dosi di anfetamina da giovani, sono risultati essere maggiormente in difficoltà di fronte a test sulla memoria, una volta adulti.

Una proteina legata ai problemi di ritardo mentale

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Un equipe di ricercatori della Georgetown University Medical Center hanno approfondito la conoscenza di come un fattore di crescita nel cervello influisce sullo sviluppo del ritardo mentale.
La ricerca si è basata su precedenti studi che avevano scoperto che nelle cellule cerebrali del cervello di persone affette da ritardo mentale, si presentavano delle caratteristiche ben specifiche, tra le quali lo sviluppo di un numero insolito di spine dendritiche ed un aspetto di queste diverso dalla norma.
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