Nevrosi e asma, un legame evidente

asma

Le persone nevrotiche potrebbero essere più inclini a sviluppare l’asma.
E’ un’ipotesi che un recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Heidelberg in Germania hanno verificato grazie ad una ricerca che è stata pubblicata recentemente sulla rivista Allergy.
Precedenti studi su animali avevano già dimostrato come una condizione di stress cronico altera i livelli ormonali che possono provocare infiammazioni alle vie respiratorie, con conseguente difficoltà di respirazione.
I ricercatori ritengono che in un carattere nevrotico si possono verificare effetti similari.

Nei bambini una maturazione precoce delle ossa legata all’ipertensione

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Un nuovo studio, pubblicato ad ottobre su Hypertension, ha rivelato esserci uno stretto rapporto tra l’insorgere della ipertensione e l’età biologica delle ossa precoce nei bambini. Coloro cioè che risultano avere una maggior maturità delle ossa rispetto all’età anagrafica, sembra siano più facilmente inclini a sviluppare in seguito l’ipertensione sanguigna.
I ricercatori hanno compiuto la ricerca su un gruppo di 108 bambini in Polonia, sottoposti ad una radiografia della mano sinistra, dalla quale i medici potevano stabilire l’età cronologica delle ossa, che può differire, nei bambini, dall’età anagrafica, di qualche mese ma anche anche di qualche anno.

Lavorare dopo l’età pensionabile è salutare

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Un recente studio statunitense ha rilevato che i lavoratori che vanno in pensione risultano essere maggiormente sani sia fisicamente che mentalmente se continuano a svolgere un’attività lavorativa.
Utilizzando dati forniti da una corposa inchiesta sulla salute in età pensionabile, la National Health and Retirement Study, i ricercatori hanno analizzato status occupazionale, salute e situazione finanziaria di otre 12.000 uomini e donne di età compresa tra 51 e 61 anni nell’arco di 6 anni complessivi.

L’inquinamento colpisce duramente gli obesi

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L’inquinamento atmosferico sembra colpire più duramente le persone obese, determinando un aumento significativo della pressione sanguigna.
Lo affermano i ricercatori della School of Public Health and Health Sciences dell’Università del Massachusetts, recentemente autori di uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Epidemiology and Community Health. Se in passato l’inquinamento atmosferico era stato associato a disturbi come asma, diabete e malattie cardiache, la novità della ricerca è il tentativo di verificare quale impatto essa possa avere sulla forma fisica dell’individuo.

Con pochi soldi moltissime calorie

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Sebbene sia uno studio che prende in considerazione un ambiente diverso dal nostro, quello delle grandi metropoli americane, i risultati della ricerca condotta da studiosi del Center for Obesity Research and Education presso la Temple University statunitense potrebbe far riflettere anche molti genitori italiani.
Lo studio, pubblicato su Pediatrics, è stato condotto sugli studenti delle scuole primarie di Filadelfia, che venivano intervistati e monitorati nei loro acquisti al “corner shop”, prima e dopo l’uscita dalla scuola.
Il corner shop potrebbe essere equiparato, nelle città italiane, alla panetteria o alla latteria o al piccolo supermercato rionale.

Trovato il legame tra celiachia ed osteoporosi

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Le persone affette da celiachia possono essere più sensibili all’osteoporosi perché il sistema immunitario attacca il loro tessuto osseo. Questa l’inedita scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Genetica e Medicina Molecolare dell’Università di Edimburgo, pubblicata in uno studio sull’ultimo numero della rivista New England Journal of Medicine.
L’osteoporosi è uno delle conseguenze riconosciute della celiachia, e fino ad oggi si pensava che il motivo di ciò fosse la scarsa capacità dell’organismo di assorbire e sintetizzare il calcio e la vitamina D.

Ansia e depressione associate al rischio di obesità

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Disturbi mentali relativamente comuni come ansia e depressione, possono contribuire ad aumentare i fattori di rischio per l’obesità. E’ quanto afferma un recente studio di ricercatori britannici dell’University College di Londra che ha condotto una ricerca recentemente pubblicata su BMJ.
I ricercatori hanno analizzato una grande mole di dati provenienti da quattro studi medici realizzati sui 4363 dipendenti pubblici inglesi i età compresa tra 35 e 55 anni, seguiti per un periodo di tempo di 19 anni, dal 1985 al 2004.
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