Sintomi cardiomiopatia

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La cardiomiopatia è una malattia causata dall’infiammazione del muscolo cardiaco che smette di funzionare come dovrebbe.
Le cause di questo male sono molteplici, anche derivate da infezioni virali.
La cardiomiopatia può essere classificata come primitiva o secondaria. Quella primitiva non può essere attribuita ad un evento specifico, come pressione alta, malfunzionamento delle valvole cardiache, problemi alle arterie o difetti cardiaci congeniti, mentre quella secondaria è legata a cause specifiche ed è spesso da associare ad altri disturbi che oltre al cuore coinvolgono altri organi.

Poca vitamina D fattore di rischio per infarti ed ictus

salmone ricco di vitamina D

Bassi livelli di vitamina D nell’organismo sono stati associati, da un recente studio apparso sulla rivista American Journal of Epidemiology, ad un maggior rischio di malattie cardiache ed ictus.
La ricerca è stata compiuta da ricercatori finlandesi presso l’Istituto Nazionale per la Salute ed il Welfare di Helsinki che hanno raccolto e messo a confronto i livelli di vitamina D nel sangue e l’incidenza di morti per infarto o ictus su un campione assai cospicuo di pazienti (2817 uomini 33402 donne).

Proteina predice gli attacchi di cuore, ma non l’ictus

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Alti livelli di proteina C-reattiva (CRP) nel sangue possono predire il rischio di attacchi cardiaci e decessi, ma non riescono a fare lo stesso per l’ictus.

E’ quanto hanno verificato in via sperimentale ricercatori della Columbia University Medical Center di New York City, che hanno pubblicato i risultati delle loro osservazioni sul numero corrente della rivista Neurology.
Lo studio ha coinvolto 2240 abitanti di New York, di età superiore ai 40 anni, che non avevano avuto in precedenza problemi di cuore.

All’inizio della ricerca ai pazienti sono stati controllati i livelli della proteina in questione nel sangue.

Nei bambini una maturazione precoce delle ossa legata all’ipertensione

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Un nuovo studio, pubblicato ad ottobre su Hypertension, ha rivelato esserci uno stretto rapporto tra l’insorgere della ipertensione e l’età biologica delle ossa precoce nei bambini. Coloro cioè che risultano avere una maggior maturità delle ossa rispetto all’età anagrafica, sembra siano più facilmente inclini a sviluppare in seguito l’ipertensione sanguigna.
I ricercatori hanno compiuto la ricerca su un gruppo di 108 bambini in Polonia, sottoposti ad una radiografia della mano sinistra, dalla quale i medici potevano stabilire l’età cronologica delle ossa, che può differire, nei bambini, dall’età anagrafica, di qualche mese ma anche anche di qualche anno.

Lavorare dopo l’età pensionabile è salutare

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Un recente studio statunitense ha rilevato che i lavoratori che vanno in pensione risultano essere maggiormente sani sia fisicamente che mentalmente se continuano a svolgere un’attività lavorativa.
Utilizzando dati forniti da una corposa inchiesta sulla salute in età pensionabile, la National Health and Retirement Study, i ricercatori hanno analizzato status occupazionale, salute e situazione finanziaria di otre 12.000 uomini e donne di età compresa tra 51 e 61 anni nell’arco di 6 anni complessivi.

In aumento le aspettative di vita nei paesi sviluppati

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Uno studio recente, pubblicato sulla rivista Lancet, sostiene che, esaminando i dati provenienti da 30 tra i paesi più sviluppati al mondo, dal 1950 le aspettative di vivere fino ad 80 anni sono raddoppiate per entrambi i sessi.
I ricercatori autori dello studio, un’equipe di medici danesi dell’ Aging Research Center presso la University of Southern Denmark hanno inoltre rilevato che la tendenza a diventare più anziani è un fenomeno in costante crescita dal 1840, e che questa tendenza non mostra, almeno fino ad oggi segni di rallentamento.
Il fatto che questo crescita delle aspettative di vita sia così lineare e non sembri ad oggi manifestare battute di arresto, porta i medici a concludere che sia ancora lontano quello che si potrebbe definire come il limite massimo della vita umana.

Il grado di popolarità tra i coetanei legato all’insorgenza di disturbi da adulti

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Secondo uno studio condotto da ricercatori svedesi del Centre for Health Equity Studies presso l’Università di Stoccolma, in Svezia, i bambini che sono al più basso grado di popolarità tra i coetanei, risultano, una volta adulti, essere maggiormente colpiti da disturbi e malattie come cardiopatie ischemiche, diabete, abuso di alcool e droghe e problemi di salute mentale.
Il meccanismo con cui è stata realizzata la ricerca, pubblicata su Journal of Epidemiology and Community Health è stato complesso.
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