Demenza senile più alta negli anziani ospedalizzati

Gli anziani ricoverati in ospedale hanno un alto rischio di riscontrare un declino cognitivo e di sviluppare demenza senile. Lo sostiene uno studio pubblicato di recente su Journal of the American Medical Association. La ricerca ha preso in considerazione un campione di 2.929 persone tutte superiori ai 65 anni di età, che dal 1994 al 2007 sono stati ricoverati in ospedale.
Tutti i partecipanti, al momento della ricerca, non presentavano segni né sintomi di demenza senile.
In un follow-up medio di 6 anni, 1287 di questi sono stati ricoverati in ospedale per una malattia non grave, 41 per patologie serie mentre il restante gruppo non è stato ospedalizzato.

Sintomi demenza senile

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La demenza senile è una malattia del cervello che include diversi sintomi, che possono andare dalla difficoltà a ricordare, a comunicare, a comprendere messaggi parole ed informazioni e imparare.
L’American Academy of Family Physicians, ha stilato una sorta di elenco di quelli che potrebbero essere i segnali sintomatologici che rivelano la demenza anche nel suo stadio precoce.

* Dimenticanze significative, una delle più comuni è quella di ripetere più volte la stessa domanda e di non rendersi conto che questa è già stata formulata ed ha già avuto una risposta.

Il ginkgo biloba ineficace per curare l’Alzheimer?

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Il ginkgo biloba è uno dei farmaci più utilizzati dalla medicina tradizionale cinese, e da anni è considerato come uno dei ritrovati più efficaci per per le funzioni cognitive del cervello, in particolare per la memoria.

Ciò ha fatto si che per anni si sia tentato di utilizzarlo per migliorare la condizione delle persone affette dal Morbo di Alzheimer.
Purtroppo, almeno da quanto rilevato da un recente studio, pubblicato su Journal of American Medical Association (JAMA), sembra che le qualità del ginko non siano efficaci in questo caso.

L’Alzheimer riduce il rischio di tumori e viceversa

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Le persone che hanno la malattia di Alzheimer hanno meno probabilità di sviluppare il cancro, e viceversa.
Questo sostiene un recente studio pubblicato su Neurology, realizzato da ricercatori della School of Medicine dell’Università di Washington.

La ricerca si è basata sullo studio di un campione di 3,020 persone di età media di 65 anni, coinvolte in un’ampia ricerca, Cardiovascular Health Study, che ha permesso di seguirli per cinque anni per verificare l’insorgere di sintomi di demenza senile, e per otto anni per verificare l’insorgere di tumori.

Un aminoacido irrobustisce i denti

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Gli scienziati del College of Dentistry presso l’University of Illinois a Chicago hanno scoperto come un singolo aminoacido giochi un ruolo importantissimo nella robustezza dello smalto dei denti.

La prolina, questo il nome dell’aminoacido identificato, viene sintetizzata dalle proteine che si trovano nello smalto dei denti. Negli esseri umani l’aminoacido viene utilizzato dalle proteine per formare catene di aminoacidi, che più sono lunghe, meglio riescono a contrarre i gruppi di molecole che vanno a creare i cristalli di smalto, irrobustendoli.

Un ormone dell’appetito riduce il rischio di Alzheimer

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Alti livelli di un ormone che ha un ruolo importante nello stimolare l’appetito sembrano essere strettamente legati a minori rischi di malattie degenerative come l’Alzhimer.
Uno studio corposo, quello di un gruppo di ricercatori statunitensi, durato 12 anni, del Boston University Medical Center, che ha coinvolto circa 200 volontari, nell’intento di verificare se la presenza dell’ormone leptina e lo sviluppo del Morbo di Alzheimer ci fosse un associazione evidente.

Scoperto un sistema per rendere efficace il potenziale curativo della curcuma

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Già da tempo è noto che la curcumina, una degli ingredienti presenti nel curry e componente essenziale della curcuma, è un potente antiossidante. Diverse sperimentazioni cliniche hanno in passato scoperto che questa sostanza ha ottime capacità terapeutiche ed è stata già sperimentata efficacemente per diversi disturbi tra i quali il tumore al colon, la psoriasi, e persino il morbo di Alzheimer.
Fino ad oggi però gli scienziati non erano riusciti a rendere efficace tutto il potenziale terapeutico della sostanza, e ciò a causa di un problema di digestione: i succhi acidi presenti nel tratto gastrointestinale infatti attaccano e distruggono la curcumina rapidamente, impedendo che questa venga assorbita in quantità nel sangue e possa quindi attivare il suo potere curativo.
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