Stimolazione elettrica per curare l’Alzheimer

La stimolazione elettrica del cervello, già sperimentalmente usata per rallentare l’evoluzione del Morbo di Parkinson, potrebbe rivelarsi utile, secondo alcuni test clinici condotto con successo dai ricercatori del Toronto Western Hospital,anche per il definitivo trattamento del Morbo di Alzheimer.

Secondo i medici autori della ricerca, infatti, un’efficace nonché profonda stimolazione cerebrale, grazie all’installazione di un elettrodo direttamente impiantato nel cervello, causerebbe il recupero, per lo meno in parte, delle originarie funzioni dei neuroni colpita dalla malattia.

Huperzine A per combattere l’Alzheimer

Soltanto ieri parlavamo di come, presso la Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota, si fosse riusciti a scoprire come predire l’Alzheimer con un test che potesse evidenziare, nell’individuo sano e in età presenile (meno di 65 anni), l’eccessivo accumulo di beta-amilode e la crescita incontrollata di metaboliti quali colina/creatina, primo sintomo neurologico della futura insorgenza della malattia.

Davamo notizia, inoltre, di come alcune approfondite indagini condotte dalle più importanti università canadesi avessero evidenziato una precisa correlazione tra eccesso di sale e Alzheimer, stabilendo come una dieta troppo ricca di sodio abbia effetti devastanti non soltanto sul cuore e sul sistema vascolare bensì possa venire considerata responsabile dell’insorgenza, prematura, dei più classici sintomi della senilità.

Possibile correlazione tra ceramidi e Alzheimer

Predire l’Alzheimer con un test

La confortate notizia giunge oggi dai ricercatori della Mayo Clinic (organizzazione non-profit di ricerca medica con sede a Rochester, nel Minnesota): il morbo di Alzheimer, altrimenti detto demenza senile (oltre i 65 anni di età) degenerativa primaria di tipo Alzheimer, potrebbe essere predetto sin da giovanissima età o, comunque, ben prima dell’insorgenza dei più classici sintomi di una malattia che, ogni anno, nel mondo, colpisce all’incirca 150 persone, ogni 1.000, di età compresa tra i 65 e i 90 anni, dando così l’opportunità a medico e paziente di elaborare una strategia adatta ad affrontare, nel migliore dei modi, la degenerazione cognitiva che il disagio porta con sé.

Perchè non si ricordano i nomi delle persone?

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Capita sovente che ci troviamo a parlare con qualcuno di cui non ricordiamo il nome oppure che mentre guardiamo un personaggio famoso in televisione non riusciamo ad associare il volto con il nome.
Questo perchè avviene? Perchè all’interno del cervello è presente un circuito che permette alle persone di elaborare queste informazioni che dall’area orbito -frontale fanno scattare l’input che poi viene inviato verso il polo temporale che lo recepisce.
Ciò che fa da collegamento a queste due parti del cervello è il fascicolo uncinato che passa l’informazione fino a trovare il nome che corrisponde alla persona che abbiamo davanti.

Morgellons e scie chimiche, una possibile correlazione?

scie chimiche

In una ricerca pubblicata sul Journal Applied Toxicology, la dottoressa P. D. Darby dell’università di Reading ha dimostrato come i sali di alluminio siano correlati all’aumento del tumore al seno e al morbo di Alzheimer.
Il che fa nascere una domanda spontanea: da dove arriva tutta questa alta concentrazione di alluminio nell’acqua potabile? La risposta potrebbe essere che sono i sedimenti che vengono rilasciati dalle scie chimiche che negli ultimi 10 anni si sono moltiplicate in maniera esponenziale.

Tre proteine possono predire l’insorgere dell’Alzheimer

proteine

La presenza di tre proteine nel liquido cerebrospinale possono essere un marcatore importante della malattia di Alzheimer ancora prima che vi siano segni evidenti del male, oltre ad essere un preciso indicatore della rapidità nella progressione del morbo.
Sono i risultati di uno studio di recente pubblicato sulla rivista Archives of Neurology, che non fanno che confermare recenti raccomandazioni sul fatto di utilizzare questi biomarcatori come parte integrante della diagnosi clinica nelle persone che si sospetta possano essere colpite dall’Alzheimer.
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