Secondo quanto emerso da un recente studio condotto dai ricercatori dell’Accademia Europea di Bolzano in collaborazione con un team di ricercatori internazionali, è emerso che il ferro è utile anche per ridurre il rischio di Parkinson.
Una delle funzioni principali di questa sostanza è quella di favorire il trasporto dell’ossigeno ai tessuti e ai muscoli, questo processo si concretizza tramite l’emoglobina, la mioglobina (costituite dal ferro) e altre sostanze. Lo studio ha indagato sull’associazione tra i livelli di ferro nel sangue e il rischio di Parkinson, sfruttando un approccio a “Randomizzazione Mendeliana”, stimando cioè l’effetto dei livelli di ferro nel sangue sul rischio di malattia di Parkinson. Sono stati impiegati tre polimorfismi in due geni: HFE e TMPRSS6.
► PEPERONI E POMODORI RIDUCONO IL RISCHIO PARKINSON
È stata realizzata una prima meta-analisi combinando i risultati di studi che hanno valutato l’effetto genetico sui livelli di ferro, coinvolgendo quasi 22mila persone provenienti da Europa e Australia; una seconda meta-analisi comprendeva studi che hanno valutato l’effetto genetico sul rischio di malattia di Parkinson (su 20.809 persone con malattia di Parkinson e 88.892 soggetti di controllo da Europa e Nord America). Sono state poi eseguite tre analisi di Randomizzazione Mendeliana separate per i tre polimorfismi con lo scopo di stimare l’effetto del ferro sul Parkinson.
I risultati di questa ricerca suggeriscono che un aumento dei livelli di ferro nel sangue è associato a una riduzione relativa del 3% del rischio di malattia di Parkinson. I risultati completi sono stati pubblicati nella rivista PLoS Medicine. Rimane ancora tuttavia poco chiaro il meccanismo per cui il ferro riduce il rischio di Parkinson.