Cellule staminali per curare la sordità

di Redazione

Cellule staminali per ricostruire gli organi di senso danneggiati in chi è affetto da sordità.

Una recente ricerca ha evidenziato la possibilità di utilizzare cellule staminali prelevate dalla pelle di individui affetti da sordità per stimolare la crescita delle cellule ciliate, gli organismi presenti nell’orecchio indispensabili per il buon funzionamento dell’udito.
L’impianto di queste cellule potrebbe migliorare, parzialmente o totalmente la qualità dell’udito.
L’esposizione ripetuta e continua a rumori forti può danneggiare gli speciali organi sensoriali presenti nell’orecchio interno, denominate appunto cellule ciliate, il cui ruolo è quello di convertire il suono in impulsi elettrici da inviare al cervello.

Una volta che queste sono danneggiate non ricrescono più, e ad oggi non ci sono terapie efficaci, né farmacologiche, né chirurgiche, che possano far recuperare l’udito.

Già lo scorso anno i ricercatori dell’Università di Sheffield nel Regno Unito sono stati in grado di far crescere con successo in laboratorio le prime versioni di cellule ciliate e neuroni sensoriali essenziali per l’udito utilizzando cellule staminali prelevate dall’orecchio interno di feti di 9-11 settimane di vita.

Molti però sono contrari all’utilizzo di cellule staminali dal feto, per ragioni etiche o religiose, e perciò occorreva trovare una nuova sorgente da cui prelevare le staminali che non creasse problemi in questo senso.

Recentemente un team di ricercatori della Stanford University, ha sperimentato su topi da laboratorio la possibilità di prelevare cellule staminali dalla pelle, da trasformare, in una capsula di Petri, in cellule ciliate.

Le cellule così prodotte sono risultate avere le stesse qualità e capacità di quelle presenti normalmente nell’orecchio del topo.

Il passaggio successivo sarebbe quello di replicare questo processo con cellule umane, ma invece di utilizzare le cellule staminali embrionali, gli scienziati dovrebbero riuscire ad utilizzare staminali prelevate dalla pelle.

Anche se potrebbe richiedere una decina di anni o più per testare e perfezionare la tecnica, questa procedura rappresenta un passo avanti nella possibilità di ripristinare le cellule danneggiate di chi è affetto da sordità.

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