Agopuntura contro la depressione durante la gravidanza

di Redazione

Recentemente un gruppo di studiosi ha sperimentato gli effetti dell'agopuntura per curare la depressione nelle donne in gravidanza.

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Una donna in stato di gravidanza che soffre di depressione non è certo un fenomeno raro, ma relativamente comune che può accadere, in occidente a circa il 20% delle donne in attesa di un figlio.
I trattamenti contro la depressione consistono di diverse tecniche, l’approccio farmacologico in primo luogo, e la psicoterapia. Recentemente un gruppo di studiosi della Stanford University School of Medicine Sleep Medicine Center in California ha sperimentato gli effetti dell’agopuntura per curare la depressione nelle donne in gravidanza.

Su un gruppo di donne reclutate per l’esperimento, in media tra la dodicesima e la trentesima settimana di gravidanza, sono stati provati gli effetti di una cura con agopuntura specificamente studiata per la depressione.

Nello stesso momento si sono istituiti due gruppi di controllo, costituiti anche questi da donne gravide, sottoposte ad agopuntura non specificamente mirata oppure a cicli di massaggi.

Il trattamento, nei diversi gruppi, è stato applicato per otto settimane di fila, con una frequenza di due applicazioni a settimana nelle prime quattro settimane ed in seguito una sola applicazione a settimana. Tutte della durata di non più di 25 minuti.

Al termine del periodo di sperimentazione i ricercatori hanno rilevato che le donne sottoposte alle sedute di agopuntura specifica rispondevano nel 63% dei casi con una riduzione di almeno il 50% dei sintomi della depressione, mentre nei gruppi di controllo, massaggio ed agopuntura non specificamente mirata, la risposta si attestava al 44%.

Una differenza rilevante, che potrebbe in futuro stimolare nuove ricerche volte a validare i dati forniti da questo studio su una popolazione più ampia.

Qualora si verificassero analoghi risultati, ecco che la terapia con agopuntura per combattere la depressione nelle donne in gravidanza potrebbe essere un’efficace alternativa alle cure farmacologiche.
Lo studio compare sull’ultimo numero della rivista Obstetrics & Gynecology.

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