Chemioterapia, anche in Italia la cuffia contro la caduta dei capelli

di Emma

All’ospedale di Carpi (dopo Avellino) la cuffia refrigerata per poter contrastare la caduta dei capelli, uno degli effetti collaterali più temuti della chemioterapia

Nausee e vomito, astenia, infezioni, disturbi alla pelle e alle unghie: sono alcuni degli effetti collaterali della chemioterapia, oltre alla caduta dei capelli, dei peli, delle ciglia e delle sopracciglia.

Anche se gli effetti collaterali possono essere variabili da persona a persona e non tutti i farmaci provocano lo stesso effetto, è anche vero che proprio la perdita dei capelli rappresenta una delle conseguenze più temute dai pazienti, in particolare dalle donne

 

Perdere i capelli cambia radicalmente l’immagine e la percezione di sé stessi rendendo molto spesso il paziente più vulnerabile agli occhi degli altri. Insomma non è solo un problema di carattere estetico, ma anche e soprattutto di carattere psicologico.

La caduta dei capelli è un fenomeno reversibile che regredisce con la fine della somministrazione del cocktail di farmaci legati alla chemioterapia: i capelli ricrescono regolarmente entro 4-6 mesi dalla fine del trattamento. 

 

Dall’Inghilterra arriva anche in Italia il rimedio per poter contenere la perdita di capelli. 

Si tratta della cuffia Paxman, una particolare cuffia refrigerata che consiste nel raffreddamento controllato del cuoio capelluto durante le sedute di chemioterapia. La cuffia  riduce l’apporto del sangue al cuoio capelluto tentando anche di ridurre la quantità del farmaco ai bulbi piliferi, riducendone la caduta.

CHEMIOTERAPIA AUTA I TUMORI?

La cuffia è risultata efficace nel 50%-70% dei casi ed è stata inventata a Manchester da Glenn Paxman.

Il primo prototipo, dopo studi e ricerche, risale al 1997. Oggi la cuffia refrigerata è disponibile non solo presso l’ospedale di Avellino, ma anche presso l’Ospedale di Carpi, nel Modenese grazie all’impegno dell’Associazione malati oncologici.

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La cuffia, del valore di 30 mila euro, è stata acquistata dall’equipe della Medicina Oncologica diretta da Fabrizio Artioli, in collaborazione con l’Associazione Malati Oncologici, dopo aver visitato il Christies Hospitale a Manchester e l’ospedale di Huddesfield, due strutture pubbliche inglesi simili per dimensioni all’ospedale di Carpi.

 

Foto Thinkstock

 

 

 

 

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