Stenosi carotide, complicanze da evitare e diagnosi

di Redazione

Un’ostruzione o restringimento della carotide (stenosi carotidea) è piuttosto frequente nelle persone anziane o comunque dopo i 60 anni. Questa avviene a causa di un accumulo di grassi che si deposita nel tempo sulle pareti interne dell’arteria, noto come placca aterosclerotica. Da qui ne deriva un restringimento delle stesse ed un minore flusso di sangue verso il cervello. Ecco quali sono i rischi e quali controlli fare di routine per una diagnosi precoce.

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Complicanze e rischi della stenosi carotidea

La stenosi della carotide provoca -secondo alcuni dati scientifici- dal 10 al 20% di casi di ictus, un’emergenza medica che può lasciare danni permanenti se non addirittura essere fatale. Nella migliore delle ipotesi può comportare invece un Attacco Ischemico Transitorio (noto come TIA) che ha tutte le caratteristiche dell’ictus, tranne il fatto, come dice il nome, che i sintomi durano poco, da qualche minuto a qualche ora.  Anche la TIA è un’emergenza medica: non è dato sapere in anticipo se i sintomi progrediranno in un ictus grave o regrediranno: occorre recarsi in pronto soccorso non appena ci si rende conto che qualcosa non va. Il trattamento immediato può salvare la vita e aumentare le probabilità di un recupero completo. I dati scientifici mostrano che chi ha vissuto un TIA è 10 volte più a rischio di avere un ictus grave rispetto a chi non l’ha avuto.
Ma ritorniamo alla stenosi carotidea: questa può condurre ad ictus nei seguenti modi:

  • Flusso di sangue ridotto. Un carotide può diventare così ristretta a causa dell’aterosclerosi da non far confluire abbastanza sangue al cervello.
  • Rottura frammento placca. Un’altra ipotesi è che un pezzettino della placca ostruente si possa staccare ed arrivare nelle arterie del cervello, decisamente più piccole e quindi più facilmente occludibili con conseguente blocco del flusso sanguigno.
  • Coagulo di sangue. Allo stesso modo potrebbe partire un coagulo di sangue dalle carotidi: queste a causa dell’aterosclerosi e delle placche sulle pareti possono subire delle lievissime lesioni che l’organismo va a riparare con cellule che aiutano il processo di coagulazione. Il risultato può essere un grande coagulo che blocca o rallenta il flusso di sangue al cervello, provocando un ictus.

 

Come si fa la diagnosi di stenosi carotidea?

Spesso non ci sono sintomi di malattia carotidea fino a quando non si sviluppa una TIA o un ictus, anche perché le placche sclerotiche impiegano molti anni a formarsi, lentamente. E’ per questo motivo che è importante fare dei controlli di routine : analisi del sangue con controllo di trigliceridi, colesterolo e quadro lipidico generale oltre che visita clinica. In questo contesto ad esempio il medico può poggiare lo stetoscopio sulle carotidi e se all’auscultazione risulta un suono anomalo, sinonimo di flusso sanguigno turbolento, non fluido, potrebbe indicare una stenosi e quindi la necessità di ulteriori accertamenti. Tra questi troviamo:

  • Ecografia alle carotidi (standard o Doppler). Non è invasiva ed è fortemente indicativa: illustra se le arterie sono ostruite o ridotte, se c’è un coagulo, con il doppler si controlla anche il flusso del sangue.Richiede pochissimi minuti.
  • Angiografia con risonanza magnetica (MRA). Questa tecnica di imaging utilizza un potente magnete per raccogliere informazioni accurate sul cervello e sulle arterie. risoluzione. Un MRA può spesso rilevare anche piccoli colpi nel cervello.
  • Angiografia Computerizzata con Tomografia (TAC). Utilizza RX.
  • Angiogramma carotideo. E’ considerata il gold standard per l’imaging delle arterie carotidi. Si tratta di una procedura invasiva che consente a un medico di vedere il flusso di sangue attraverso le arterie carotidi in tempo reale. Necessita di un mezzo di contrasto. Può avere dei rischi. Quindi va eseguito solo in caso di necessità.

La singola indagine diagnostica da fare la valuterà di volta in volta il medico a seconda dei fattori di rischio di base. Basta dopo una certa età, un’eco alla carotide almeno ogni due anni. Individuare precocemente una situazione a rischio di ostruzione è molto importante perché permette di intervenire e scongiurare il pericolo di ictus, grazie alle numerose terapie attualmente possibili che vanno da una semplice modifica dello stile di vita fino alla chirurgia, passando naturalmente da alcune terapie farmacologiche.

 

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Fonte: WebMd, Mayo Clinic

Foto: Thinkstock

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