Una nuova tecnologia ha permesso per la prima volta, di seguire lo sviluppo dei batteri dello stafilococco aureo meticillina-resistente.
Attualmente l’infezione da MRSA, si tratta con un antibiotico, vancomicina, che riesce ad eliminare il batterio incide anche pesantemente sulla popolazione batterica intestinale: a preoccupazione dei medici riguarda il fatto che, vista la grande capacità di mutare che possiede il batterio esso possa imparare a resistere anche alla vancomicina.
Anche se l’infezione da stafilococco aureo non è così grave nelle persone in buona salute, nelle persone invece con salute compromessa esso può rivelarsi decisamente pericoloso, e portare al guasto di diversi organi se penetra nel flusso sanguigno.
Il fatto che vi sia una diffusione in crescita di questo batterio soprattutto in ospedali e case di riposo ha quindi sollecitato la ricerca medica a scoprire in che modo e con che rapidità il batterio sia in grado di mutare.
Anche alla luce di una teoria che sostiene che questo abbia maturato una tale capacità di sviluppo proprio grazie all’uso intensivo ed a volte inappropriato degli antibiotici.
Per la ricerca gli studiosi del Wellcome Trust Sanger Institute in Inghilterra, hanno utilizzato un nuovo metodo di sequenziamento del DNA che ha permesso loro di osservare le singole mutazioni nel codice genetico del DNA del batterio. Scoprendo così che queste avvengono più velocemente di quanto fino ad oggi si riteneva.
I batteri studiati si sono evoluti geneticamente ogni sei settimane e, analizzando campioni di microrganismi provenienti da Nord e Sud America, da Europa, Asia ed Australia, raccolti nel corso degli ultimi 20 anni, i ricercatori sono riusciti ad identificare una sorta di “albero evolutivo del batterio”.
Il che ha permesso loro di scoprire che uno dei rami di crescita del batterio si è sviluppato in Europa negli anni ’60, proprio in concomitanza con l’inizio dell’uso massiccio di antibiotici; ciò non farebbe altro che riconfermare la teoria dell’influenza di questi sullo sforzo evolutivo dell’MRSA.
Su 20 campioni provenienti da un ospedale in Thailandia ed raccolti per un periodo di 20 anni i ricercatori hanno potuto verificare, grazie alla stessa tecnologia, come i batteri venivano trasmessi proprio all’interno della struttura ospedaliera.
Oltre a delucidare sul percorso evolutivo di questo particolare batterio, la ricerca, pubblicata sulla rivista Science, indica una metodologia moto interessante e valida per tracciare e seguire anche altri tipi di epidemie, il che potrebbe essere di grande aiuto nello sviluppo di trattamenti medici e preventivi efficaci.