Troppi zuccheri possono causare insufficienza cardiaca

cuoreTroppi zuccheri fanno male al cuore e non di rado gli individui tendono ad assumere un quantitativo eccessivo di zuccheri nell’arco della giornata, anche inconsapevolmente.

E secondo un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università del Texas, Health Science Center, di Houston (UTHealth) e pubblicato sul Journal of the American Heart Association, troppi zuccheri nella dieta rappresentano non solo la causa di obesità e carie, ma possono anche rappresentare il rischio concreto di sviluppare insufficienza cardiaca. 

 

Potenziale responsabile dell’insufficienza cardiaca sarebbe una piccola molecola, il glucosio 6-fosfato (G6P) che si accumula assumendo troppo zucchero o troppo amido.

La molecola G6P rappresenta la causa di stress per il cuore: è proprio questo tipo di stress che va a modificare le proteine muscolari e provoca un danno alla funzione di pompaggio del cuore, l’insufficienza cardiaca che nei casi più gravi può essere addirittura letale.

Attualmente si può intervenire con i diuretici per controllare il sangue, beta-bloccanti e ACE-inibitori per abbassare lo stress sul cuore e consentire un pompaggio più efficiente, ma è pur vero che forse sarebbe sufficiente controllare anche l’alimentazione. 

 

Gli zuccheri non si assumono solo attraverso le caramelle o attraverso le bibite gassate, ma anche inconsapevolmente attraverso alimenti che a prima vista sembrano non contengano zuccheri e amido in eccesso. Sarebbe importante controllare con attenzione le etichette e leggere bene gli ingredienti indicati sui prodotti acquistati.

MANGIARE UVA CONTRO L’INSUFFICIENZA CARDIACA

Il problema di un’alimentazione troppo ricca di zuccheri e di amido consiste nel fatto di peggiorare la salute del cuore soprattutto nel caso in cui sia già provato da altre malattie come la pressione alta.

Lo studio americano è stato condotto all’inizio su un modello animale e sui tessuti cardiaci prelevati da pazienti con un dispositivo di assistenza ventricolare: in entrambi i casi si è scoperto che effettivamente la molecola G6P ha causato realmente il danno cardiaco. 

 

Foto Thinkstock

 

 

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