Coraggio e timidezza dipendono dalle dimensioni del cervelletto

di Redazione

Viceversa, ovverosia nel caso in cui si sia particolarmente timidi o timorosi, si avrà, con ogni probabilità, un cervelletto di dimensioni ridotte rispetto a quelle considerate normali.

Coraggio e timidezza dipendono dalle dimensioni del cervelletto

Coraggio e timidezza o, meglio, temeraria avidità di conoscenza ed estrema prudenza, sarebbero atteggiamenti umani non già volontari, sui quali la nostra forza di volontà potrebbe agire attivamente e consapevolmente, bensì involontari e totalmente dipendenti dalle dimensioni del cervelletto che, da organo esclusivamente proposto al controllo delle funzioni motorie involontarie, sarebbe stato ultimamente rivalutato, grazie alle evidenze mediche, cliniche e scientifiche delle più recenti sperimentazioni, poiché altresì coinvolto nel controllo delle funzioni cognitive e delle emozioni.

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Nel primo caso, ovverosia nel caso in cui si sia particolarmente temerari o coraggiosi, si potrebbe infatti avere un cervelletto di notevoli dimensioni.

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Viceversa, ovverosia nel caso in cui si sia particolarmente timidi o timorosi, si avrà, con ogni probabilità, un cervelletto di dimensioni ridotte rispetto a quelle considerate normali.

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Un’anomalia o, meglio, una particolare caratteristica della fisiologia, fisiologia che, però, andrebbe ad incidere anche e soprattutto sui nostri atteggiamenti e sulle nostre risposte nei confronti del mondo circostante, individuata dai ricercatori dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Fondazione Santa Lucia e de La Sapienza – Università di Roma nell’ambito di una ricerca che avrebbe inteso valutare, in un modo mai sperimentato in precedenza, la Scala di Temperamento e Carattere di Cloninger in relazione alle dimensioni del cervelletto)

Un gruppo di volontari, stando a quanto pubblicato sulla rivista scientifica Human Brain Mapping, sarebbe stato sottoposto ad un’accurata indagine scientifica il cui unico scopo sarebbe stato quello di correlare le risposte fisiche, verbali ed emotive ad una determinata situazione (risposte analizzate utilizzando il su indicato metro di comparazione) con le risposte fisiologie dell’individuo (risposte analizzate grazie alle più moderne tecniche di imaging).

Il risultato, a dir poco sorprendente, avrebbe confermato che un cervelletto più grande, poiché maggiormente in grado di elaborare un maggiorn numero di informazioni nel minor tempo possibile nonché, naturalmente, maggiormente capace di adattarsi nel minor tempo possibile alle più differenti situazione, sarebbe in grado di affrontare verosimilmente qualsiasi condizione rendendo il soggetto, di conseguenza, maggiormente temerario e coraggioso.

Ad una differente dimensione del cervelletto, dunque, corrisponderebbe una differente potenza di elaborazione dei dati e di adattamento alle condizioni imposte dal mondo circostante.

Resta ancora da capire, però, se siano le dimensioni del cervelletto a condizionare il temperamento o se non sia piuttosto vero che il temperamento condizioni le dimensioni del cervelletto.

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