L’influenza suina colpisce in particolar modo bambini e giovani

di Redazione

I funzionari della sanità degli Stati Uniti hanno confermato in questi giorni un'ulteriore voce diffusa riguardo all'influenza suina: essa colpisce in particolar modo la popolazione giovanile.

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I funzionari della sanità degli Stati Uniti hanno confermato in questi giorni un’ulteriore voce diffusa riguardo all’influenza suina: essa colpisce in particolar modo la popolazione giovanile.
Durante il periodo intercorso tra aprile e luglio, quando i primi casi di influenza suina sono stati registrati negli USA, i tassi di infezione più alti hanno interessato i bambini ed i giovani tra i 5 ed i 14 anni, risultati più vulnerabili al virus in percentuali 14 volte maggiori che gli adulti sopra i 60 anni.

Questi dati rafforzano l’idea generale che tra coloro che per primi dovrebbero essere sottoposti ad iniziative di prevenzione e diventare la popolazione target delle vaccinazioni ci sono proprio i bambini ed i giovani.

Secondo quanto riportano esperti della salute del Downstate Medical Center di New York, questa differenza potrebbe essere spiegabile con il fatto che gli adulti in generale sono stati già sottoposti in passato alle infezioni di ceppi virali dell’influenza, che, sebbene diversi dall’H1N1, hanno contribuito a rendere il sistema immunitario maggiormente pronto a rispondere a nuovi attacchi del virus.

I dati confermano, sempre riferendoci agli Stati Uniti, che, ricordiamo, è stata una delle prime nazioni coinvolte dalla pandemia dopo il focolaio messicano, che l’età media dei casi segnalati è di 12 anni, più alta nei bambini da 5 a 14 anni e più bassa in quelli da 0 a 4 anni.

Analoga tendenza ha dimostrato la diffusione del virus anche in Nuova Zelanda, che esce ora dalla stagione invernale.

In ogni caso c’è da rilevare che per ora il virus continua a manifestarsi con sintomi blandi, febbre, tosse, mal di gola che di rado richiedono il ricovero in ospedale, e che i segni della sua evoluzione in una forma più virulenta non si sono ancora manifestati, se non in qualche caso sporadico.

Fonte: HealthDay

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