Allarme sulla tubercolosi farmaco resistente

di Redazione

Un nuovo allarme riguardo alla crescita dei casi di tubercolosi resistente ai farmaci è stato recentemente lanciato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

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Un nuovo allarme riguardo alla crescita dei casi di tubercolosi resistente ai farmaci (MDR-TB l’acronimo inglese) è stato recentemente lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. 440.000 i casi accertati al mondo nel 2008, dei quali un terzo è deceduto.
Quasi la metà dei casi si sono verificati in Cina e in India, le aree la mondo più colpite, seguite da vicino dalla Russia, dove, in tre province, un caso ogni 4 sono risultati essere infezioni tubercolotiche del tipo farmaco-resistente.
Nel mondo, i casi di tubercolosi accertati sono sull’ordine dei 9,4 milioni di infezioni, con 1 milione ed 800 mila decessi conseguenti, lo sviluppo di batteri farmaco resistenti resta ancora tutto sommato un fenomeno relativamente ridotto.

Tuttavia gli esperti temono che tale forma di tubercolosi sia destinata a crescere, complicando le modalità di trattamento ed influendo sui costi globali.

La TBC multiresistente è causata da batteri che risultano resistere a due dei farmaci comunemente utilizzati per la cura, isoniazide e la rifampicina. L’infezione può manifestarsi sia direttamente con bacilli resistenti, sia in seguito ad una infezione di batteri normali che nel corso della malattia sviluppano la resistenza al farmaco.

Gli esperti ritengono che una delle cause per cui più comunemente si sviluppa è da ricercarsi in trattamenti che vengono abbandonati anzitempo oppure a causa di farmaci contraffatti o non conformi.

Sicuramente poi le cifre che illustrano lo sviluppo di questa pericolosa forma di tubercolosi (che si può guarire nel 60% dei casi, ma che impone una cura più lunga e più costosa) sono sottostimati. Basti pensare per esempio al continente africano, dove sono stati stimati 68.000 casi nel 2008, ma si pensa che ce ne siano stati molti di più non diagnosticati.

L’infezione da batterio farmaco resistente necessita infatti di una serie di test convenzionali che può durare fino a 4 mesi, il che significa che, secondo le stime dell’OMS solo il 7% dei casi sia attualmente identificato.

Test rapidi sono sia in progettazione che già disponibili, ma non sempre sono in grado di essere utilizzati dove mancano le infrastrutture necessarie.

Esiste un ulteriore pericolo, costituito dai bacilli della tubercolosi resistenti non solo al isoniazide ed alla rifampicina, ma anche al fluorochinolone e ad una serie di farmaci, denominati “di seconda linea”, come amikacina, kanamicina e capreomicina (XDR-TB).

Segnalata nel 2006 per la prima volta ed oggi con almeno un caso in 58 paesi, questa particolare forma di infezione risulta ancora più grave, con decorso più mortale (25.000 casi nel 2008, quasi tutti deceduti), ed un trattamento ancora più costoso.

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