Oscillazione elevata della pressione fattore di rischio per ictus e infarto

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Forti variazioni della pressione sanguigna potrebbero essere in futuro inserite tra i fattori di rischio di attacchi cardiaci ed ictus. E’ quanto risulta da un recente studio condotto nel Regno Unito, e recentemente presentato al meeting annuale della American College of Cardiology, una delle più importanti associazioni mediche statunitensi sulla salute del cuore.
Fino ad oggi si pensava che la pressione alta fosse un fattore di rischio, ma la scienza medica ha piano piano scoperto che questa è particolarmente più pericolosa quando i livelli di pressione variano notevolmente da momento a momento.
Lo studio ha coinvolto 19000 pazienti, già in cura per la pressione alta con due diversi tipi di farmaci, beta-bloccanti o calcio-antagonisti.

I ricercatori hanno osservato che i pazienti con una percentuale superiore al 10% di variazioni nella pressione arteriosa ad ogni visita del medico risultavano avere un rischio di 4 volte superiore di ictus rispetto a coloro la cui pressione, pur restando elevata, non presentava oscillazioni sensibili.

Risultati analoghi sono stati rilevati anche per gli attacchi di cuore.

I pazienti che utilizzavano i farmaci calcio bloccanti risultavano avere un rischio del 22% più basso rispetto ai pazienti in cura con i beta-bloccanti, e la spiegazione di ciò secondo i medici è proprio da imputare all’oscillazione dei valori della pressione arteriosa.

Secondo i ricercatori, questi risultati hanno importanti implicazioni cliniche nella cura e nella prevenzione: potrebbero suggerire insomma una vera e propria svolta paradigmatica del modo con cui si andranno in futuro non solo a misurare ma anche a curare i pazienti con pressione alta: ridurre le oscillazioni della pressione arteriosa potrebbe diventare un obiettivo chiave nel trattamento terapeutico.

Analoghi risultati sono stati raggiunti parallelamente in antri 4 studi, recentemente apparsi su The Lancet Neurology.
In questo caso i ricercatori dell’Università di Oxford hanno scoperto che le persone che presentavano una variazione più alta nella pressione arteriosa sistolica nell’arco di sette differenti visite dal medico, risultavano essere quelli a maggior rischio di ictus, sei volte superiore rispetto agli altri pazienti monitorati.

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