Aborto: le leggi restrittive poco efficaci

di Redazione

Leggi restrittive non riducono il tasso di aborti nel mondo, nemmeno di quelli clandestini.

abortion_rates_global_466gr

Secondo una recente indagine condotta dal Guttmacher Institute, un’organizzazione internazionale che si occupa di monitorare lo stato di salute della popolazione in relazione alle nascite, alla contraccezione ed all’interruzione volontaria della gravidanza, gli aborti vengono praticati in egual misura sia nei paesi dove ciò è permesso legalmente che in quelli dove è illegale.
La ricerca rivela che, grazie probabilmente ad un migliore accesso ai dispositivi contraccettivi, globalmente nel mondo il numero di aborti è in diminuzione: circa 41 milioni nel 2003 a fronte di 45 milioni del 1995, e ciò nonostante un aumento generale della popolazione totale. In proporzione però la quantità di aborti clandestini è rimasta pressochè immutata.

L’indagine ha coperto 197 paesi, dei quali negli ultimi 10 anni 19 hanno adottato leggi più permissive mentre tre hanno adottato invece leggi maggiormente restrittive.

Nonostante una generale tendenza verso la liberalizzazione, circa il 40% delle donne del mondo vive in paesi con leggi restrittive in merito all’interruzione di gravidanza.

In alcuni continenti questo è particolarmente evidente: oltre il 90% delle donne in Sud America ed in Africa vivono in aree dove l’aborto è illegale.

I ricercatori hanno inoltre osservato che se la liberalizzazione dell’aborto ha migliorato l’accesso delle donne alla interruzione di gravidanza più sicura ed assistita, questo non risulta in molti casi essere soddisfacente a ridurre i tassi di aborti illegali.

Infatti, anche in alcuni paesi dove l’aborto è legale, la mancanza di strutture adeguate e di disponibilità, unito ai costi, non hanno fatto ridurre il ricorso all’aborto clandestino, come nel caso dell’India, dove si sono contati circa 6 milioni di aborti fatti al di fuori del servizio sanitario.

I costi dell’aborto clandestino possono essere molto elevati in termini di vite umane e di spese per i servizi sanitari nazionali: ogni anno 70.000 donne muoiono per cause legate all’aborto clandestino, e circa 5 milioni sviluppano complicazioni in seguito ad interventi improvvisati e non legali. Oltre a ciò quasi 250.000 bambini nel mondo restano senza madre per questa ragione.

Nell’occidente industrializzato le restrizioni non hanno bloccato il ricorso all’aborto, semplicemente obbligando le donne a spostarsi in paesi dove questo è legale, come è il caso eclatante dell’Irlanda.

L’Europa occidentale, grazie a politiche attente a promuovere l’uso degli anti-contraccettivi, sembra essere il modello da seguire. In Olanda per esempio la proporzione è di 10 aborti ogni 1000 donne, tre volte meno dello standard globale di 29 aborti ogni 1000 donne. Gli Stati Uniti invece è il paese con il numero di aborti più alti dell’occidente industrializzato.

In gran parte dell’Europa orientale, dove l’aborto è stato in passato promosso come forma di controllo delle nascite, il numero di aborti è diminuito del 50% da quando i contraccettivi sono diventati maggiormente disponibili.

Su scala mondiale, il numero delle donne sposate in età fertile che accedono ai contraccettivi è aumentato dal 54% nel 1990 al 63% nel 2003, ed analoghi risultati si confermano anche tra le single sessualmente attive.

Secondo l’istituto tuttavia, sembra che le industrie farmaceutiche non abbiano in questi anni dimostrato un grande interesse nella ricerca di nuove strategie legate alla contraccezione.

Fonte BBCNews

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>