Curare l’Ictus con la Stimolazione Magnetica Transcranica

di Redazione

Presso l'Università di Bologna sarebbe stata sviluppata un'innovativa tecnica sperimentale che potrebbe curare i danni causati dagli ictus.

I medici ed i ricercatori dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, tra le più prestigiose, riconosciute ed importanti d’Italia ed Europa, avrebbero in questi giorni pubblicato, sulle colonne della celeberrima rivista scientifica Neurology, i risultati di un’interessante sperimentazione, della durata complessiva di oltre tre mesi, volta a stabilire la superiore efficacia della Stimolazione Magnetica Trascranica nella cura dell’ictus rispetto alle terapie convenzionali.

CURARE L’ICTUS

L’innovativa tecnica, sviluppata e perfezionata nei laboratori dell’ateneo felsineo, consisterebbe nella temporanea inibizione della corteccia cerebrale sana che, come forse qualcuno saprà, nei casi di ictus cronico arriva a prendere il sopravvento nei confronti della corteccia cerebrale lesa alterandone le funzionalità nonché le capacità di recupero.

ATTACCO ISCHEMICO TRANSITORIO

Questo stratagemma, secondo quanto dichiarato e successivamente dimostrato dagli autori dello studio del quale ci stiamo occupando, contribuirebbe ad evitare, o per lo meno ritardare, quest’evenienza, consentendo alla corteccia cerebrale lesa, di conseguenza, di rimanere quanto più recettiva, aperta e plastica possibile agli stimoli esterni, ovverosia quelli derivanti dalle consuete tecniche riabilitative.

SOFFERENZA CEREBRALE SU BASE ISCHEMICA

La Stimolazione Magnetica Transcranica, tecnica assolutamente non invasiva che si è dimostrata essere oltremodo sicura, consentirebbe dunque al cervello di rimanere vigile ed attivo anche a  molti mesi dall’evento traumatico, consentendo alla porzione lesa di effettuare un’esercitazione continua grazie alla quale potrebbe completamente recuperare molte delle funzioni perdute.

ICTUS

La terapia, sperimentata per circa 2 settimane consecutive su un gruppo di pazienti sofferenti di ictus cronico, avrebbe altresì dimostrato di garantire non soltanto i migliori risultati possibili bensì anche i più duraturi nel tempo, giacché i progressi verificatisi in queste due prime settimane, soprattutto in merito a destrezza e forza degli arti compromessi, sarebbero perdurati almeno sino al 3° mese dall’inizio della sperimentazione.

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