Fame nervosa colpisce anche chi è felice

di Emma

Un nuovo studio getta una luce inedita fra le emozioni positive e il consumo di cibo

whoopies1Quando si parla di fame nervosa il legame fra la psiche e il cibo è evidente: generalmente poi si tende ad associare il meccanismo della fame nervosa, di mangiare di più alimenti spesso molto calorici a emozioni negative, come un momento di tristezza o di delusione.

Insomma il cibo andrebbe a ricoprire un vero e proprio ruolo di conforto in un momento difficile. Ma è davvero così?

Alcuni recenti studi hanno cominciato a focalizzare la propria attenzione sull’inedito rapporto che lega il consumo di cibo e le emozioni positive. Insomma la fame nervosa colpirebbe anche chi è felice. 

È quanto è emerso dai dati raccolti dallo studio della Utrecht University, pubblicato su Appetite: i ricercatori hanno condotto uno studio su un gruppo di studenti universitari non obesi. Gli studenti sono stati divisi in diversi gruppi e sottoposti alla visione di diversi filmati (il primo che indiceva emozioni positive, l’altro emozioni neutre): dopo hanno potuto consumare dolci in quantità.

Chi aveva provato emozioni positive ha introdotto maggiori calorie rispetto all’altro gruppo. Anche il maggiore o pari consumo di snack (monitorato attraverso un diario da alcune studentesse che hanno tenuto in considerazione anche il loro stato d’animo del momento) è stato associato emozioni negative e positive.

COME CONTROLLARE LA FAME NERVOSA

Ciò dimostra chiaramente una strettissima correlazione fra la psiche e il cibo: se il cibo svolge un ruolo di conforto in un momento di tristezza, è anche vero che altrettanto spesso si tende ad amplificare una sensazione di felicità mangiando cibi che sembrano ancora più buoni.

Ciò accade molto spesso anche durante i momenti di convivialità. In pratica il cibo viene visto e utilizzato per poter amplificare uno stato d’animo già di per sé positivo. Attenzione però all’effetto boomerang perché gli esperti invitano a controllare l’impulso della fame nervosa: le risposte a uno stato d’animo positivo non devono necessariamente passare attraverso la tavola e il cibo.

 
Foto Thinkstock

 

 

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