Pacemaker cuore, intervento, rischi e precauzioni

di Redazione

Il pacemaker è un piccolo dispositivo necessario per monitorare le pulsazioni del cuore e produrre segnali elettrici in caso di battiti troppo lenti, utile quindi per rendere dunque più efficiente il muscolo cardiaco in caso di necessità. E’ costituito da un generatore (con batteria e circuito elettrico) e da elettrodi (da uno a tre). Si inserisce sotto pelle con un semplice intervento cardiaco. Ecco cosa occorre sapere al riguardo circa i rischi e le complicanze.

pacemaker intervento

Rischi

Come tutti gli interventi chirurgici, seppur minimi e di routine anche l’impianto di un pacemaker cardiaco può comportarne. Si tratta comunque di eventi rari tra i quali possiamo avere:

  • Infezione localizzata
  • Reazione allergica all’anestesia
  • Gonfiore, ecchimosi o sanguinamento specie se si stanno assumendo anticoagulanti
  • Danni ai vasi sanguigni o nervi vicino al pacemaker
  • Polmone collassato
  • Puntura del muscolo cardiaco, che può portare ad emorragie nel rivestimento (pericardio) del cuore per cui è necessario un intervento di emergenza

 

Rarissimo il caso di pericolo di vita quale complicanza dell’intervento di impianto di un pacemaker.

Come avviene l’intervento

Prima di decidere se un pacemaker è necessario o meno, è opportuno avere una diagnosi precisa, ovvero cercare di capire quale è l’effettiva causa del battito cardiaco irregolare. Per fare ciò si eseguono una serie di test tra cui possiamo trovare:

Non sono necessarie altre preparazioni particolari: l’intervento chirurgico per impiantare il pacemaker viene di solito eseguito in paziente sveglio con anestesia locale (può essere somministrato un sedativo rilassante). Gli elettrodi vengono inseriti in una grande vena sotto o vicino alla clavicola e guidati verso il cuore, attraverso tecniche di imaging radiografiche. Un’estremità di ogni filo è fissato alla posizione appropriata nel cuore, mentre l’altra estremità è collegata al generatore di impulsi, che di solito è impiantato sotto la pelle sotto la clavicola.

Il tutto dura poche ore e la degenza è minima, circa 24 ore di osservazione. Seguono poi visite di controllo per verificare che le impostazioni immesse nel pacemaker impiantato (diverse a seconda delle esigenze mediche del paziente) siano corrette ed efficaci.
Dopo la procedura di impianto è raccomandato di evitare attività fisica intensa o sollevamento di carichi pesanti per circa un mese. È possibile che si sviluppi un minimo dolore o indolenzimento nell’area trattata, alleviabile con comuni farmaci da banco antidolorifici (è sempre comunque meglio far presente il sintomo al medico).
In un secondo momento, la maggior parte dei pacemaker potranno essere controllati da remoto utilizzando la tecnologia wireless: il medico potrà verificare la frequenza cardiaca e il ritmo, il funzionamento del pacemaker e la durata residua della batteria. Si consiglia di non saltare le visite di controllo programmate con lo specialista.

 

Precauzioni particolari

E ‘improbabile che il pacemaker cessi di funzionare correttamente a causa di interferenze elettriche, ma è opportuno avere delle accortezze.
Ad esempio non è controindicato utilizzare il telefono cellulare, ma è preferibile non metterlo acceso nella tasca della giacca , ovvero vicino all’impianto (onde evitare possibili interferenze); passando attraverso un metal detector può scattare l’allarme, è opportuno disporre di un documento che attesti la presenza di un pacemaker impiantato in questi contesti; se un medico sta valutando la possibilità di una procedura che implichi l’esposizione intensiva ad energia elettromagnetica (risonanza magnetica, radiazioni terapeutiche per il trattamento del cancro e onde d’urto per la litotripsia, utilizzata in caso di calcoli renali o biliari) è necessario avvisare della presenza del dispositivo cardiaco.
I dispositivi che non rischiano di interferire con il pacemaker sono forni a microonde, televisori e telecomandi, radio, tostapane, coperte elettriche, rasoi elettrici, e trapani elettrici.
Una volta impiantato un pacemaker la batteria dura da dai cinque ai 10 anni, il che richiede un nuovo impianto del generatore di impulsi. In genere la procedura è più semplice e rapida del primo intervento.

 

 

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Fonte: Mayo Clinic

Foto: Thinkstock

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