Sindrome di Samo: una malattia curiosa

di Redazione

La sindrome di Samo è un disturbo che coinvolge la sfera dell'affettività e della sessualità e si presenta come un forte attaccamento da parte di una persona sana verso una partner malato, sviluppando un forte desiderio di avere rapporti sessuali con persone infette

samo

Abbiamo parlato di fobie e paure e abbiamo trattato dell’avversione al sesso, oggi invece vogliamo approfondire la sindrome di Samo.
La sindrome di Samo è un disturbo che coinvolge la sfera dell’affettività e della sessualità e si presenta come un forte attaccamento da parte di una persona sana verso una partner malato, sviluppando un forte desiderio di avere rapporti sessuali con persone infette, in particolar modo che abbiano malattie sessualmente trasmissibili.
Il nome della malattia ha origine da un’ isola del Mar Egeo in cui, veniva ospitato un lebbrosario che non era isolato dal resto della comunità, tanto che alle persone sane era consentito sposarsi con quelle malate.
Avvenne un fatto però molto particolare di una ragazza che si innamorò di un lebbroso che fece qualsiasi cosa per attaccarle la malattia di modo che potesse morire prima di lui, ma ciò non avvenne perchè la ragazza non si ammalò mai.



La simdrome di Samo è caratterizzata quindi dall’amore per la sofferenza o per la malattia paragonabile ad una specie di sacrificio trascendentale, che porta così all’autolesionismo e alla dedizione completa per la patologia trasmissibile.
Questo oggi viene riscontrato soprattutto nelle persone che decidono di vivere assieme ad un malato di AIDS e, pur sapendolo, hanno rapporti non protetti abbandonandosi così ad una roulette tra la vita e la morte.
Questo atteggiamento, per lo più femminile, ha sublimato la depressione annullando la propria personalità per dedicarsi anima e corpo al malato.
Può anche essere annoverata nelle trasgressioni, ma è più che altro una patologia grave che colpisce soggetti psicolabili che con questo gesto, annullano la propria personalità per immolarsi in una causa persa.
E’ chiaro che da parte del malato vi sia un senso di totale onnipotenza, avendo persino la convinzione di possedere un sistema immunitario solido che non trasmette la malattia al partner.
E’ una sorta di suicidio al rallentatore in cui, chi ne soffre, decide di morire lentamente, attraversando momenti di sofferenza estrema.

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