Consumare prugne, ananas e ribes nero per vivere più a lungo

di Redazione

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Purtroppo, come rilevato nel corso delle ultime indagini statistiche in merito, non tutti gli italiani sarebbero a conoscenza del fatto che un pasto abbondante, in particolar modo se ricco di alimenti grassi, possa causare una severa risposta infiammatoria dell’organismo, espletata mediante il rilascio di chitochine, necessario al ripristino delle funzioni metaboliche alterate dall’inaspettato ed innaturale surplus di sostanze nutritive dovuto ad una dieta improvvisamente sbagliata.

Questa naturale reazione, inizialmente sporadica ed assolutamente non dannosa, potrebbe però e purtroppo divenire cronica, a causa del reiterarsi dei nostri comportamenti alimentari errati, facendo di conseguenza sprofondare l’intero organismo in un compromettente, stato di infiammazione permanente.

I FRUTTI PIU’ RICCHI DI ANTIOSSIDANTI

Questa condizione, sicuramente pericolosa poiché capace di alterare il metabolismo dell’individuo nonché di compromettere il generale stato di salute della persona, andrebbe corretta nel minor tempo possibile e, ad oggi, sarebbero solamente 2 le soluzioni utili al raggiungimento dell’ambizioso obiettivo.

DIETA NATURALE PER RIMANERE GIOVANI E BELLI

La prima, naturalmente, riguarderebbe la possibilità di cambiare le abitudini alimentari del paziente, grazie ad una dieta ed ad un regime alimentare quanto mai equilibrati e corretti, così che diventi maggiormente sana e nutriente, utile all’adeguato sostentamento dell’organismo senz’alcun inutile surplus.

UN BICCHIERE DI VINO AL GIORNO PER DIMAGRIRE

La seconda, recentemente individuata dai medici dell’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), consisterebbe nell’assunzione, al termine di qualsiasi pasto, di almeno 500 millilitri di succo di prugne, ananas e ribes nero che, grazie alle proprie proprietà antiossidanti, certificate e riconosciute nel corso di precedenti sperimentazioni scientifiche, avrebbe contribuito, per lo meno nel corso dei test di laboratorio, alla riduzione del livello di chitochine nell’organismo addirittura del 45%.

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