Linfociti T modificati per combattere la leucemia

di Redazione

Alcuni ricercatori statunitensi guidati dal dottor David Porter avrebbero individuato una cura efficacie nel debellare la leucemia.

La leucemia linfatica cronica, una terribile malattia del sangue che ogni anno, nel mondo, viene diagnosticata a 15.000 persone, viene curata essenzialmente grazie alla chemioterapia, così come per altri tumori maligni, e al trapianto di midollo osseo.

Questa pratica, però, non è certo esente da rischi, tanto che 1 paziente su 5, dopo aver ottenuto il tanto agognato trapianto, muore per complicazioni non dovute alla leucemia (solitamente a causa di infezioni che intaccano il sistema respiratorio).

Il futuro, però, potrebbe riservare una gradita sorpresa per quanti si trovano a soffrire per questa crudele malattia.

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Alcuni ricercatori dell’Università della Pennsylvania, infatti, avrebbero intuito come modificare geneticamente i linfociti T di modo che il loro attacco alle cellule tumorali sia rapido, efficace ed esente da qualsiasi complicazione od effetto collaterale.

Questa tecnica di cura, in realtà, era già stata sperimentata in passato con esiti, però, disastrosi. I linfociti modificati, infatti, o erano troppo deboli nel contrastare le cellule estranee o troppo dannose per i tessuti sani.

Il dottor David Porter, invece, a capo del progetto scientifico, sarebbe riuscito a trovare il giusto equilibrio avviando una sperimentazione clinica che, in 2 pazienti su 3, ha dato gli esiti sperati.

I linfociti T avrebbero infatti svolto egregiamente la propria opera di contrasto della leucemia, aggredendo nella giusta misura soltanto le cellule da colpire, moltiplicandosi di oltre mille volte e prosperando per mesi e mesi tanto che, come abbiamo accennato, 2 pazienti su 3, di quanti hanno deciso di sottoporsi alla sperimentazione clinica, possono essere considerati guariti.

I ricercatori, comunque, avvertono prudenza. I punti oscuri, infatti, sarebbero ancora molti e ancora non è stato possibile verificare gli effetti sul lungo periodo in merito a possibili ricadute o possibili tossicità del trattamento.

Se, però, ulteriori evidenze scientifiche dovessero confermare la bontà della cura, essa potrebbe essere utilizzata, con le opportune modifiche e con le adeguate precauzione, per debellare altri tipologie di tumori.

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