Ridotto del 50% in dieci anni il numero di decessi per infarto

di Redazione

Diminuito del 50% il numero di decessi per infarto nella fascia d'età compresa tra i 65 ed i 74 anni.

Nel corso degli ultimi 10 anni, stando a quanto dichiarato quest’oggi dal British Medical Journal, l’organo di informazione ufficiale della British Medical Association (l’equivalente della Federazione Nazionale Ordini Medici Chirurghi e Odontoiatri italiana), il numero di decessi per infarto nel Vecchio Continente sarebbe calato addirittura del 50% nella fascia d’età più a rischio, ovverosia quella compresa tra i 65 ed i 74 anni d’età.

CAUSE, SINTOMI E TRATTAMENTO DELL’ENDOCARDITE

Ciò renderebbe conto, naturalmente, del miglioramento delle politiche assistenziali di ogni singola nazione europea sia in fase di prevenzione che in fase di trattamento delle patologie cardiache maggiormente pericolose e fatali.

Eppure, nonostante l’incredibile risultato conseguito dalla comunità scientifica dell’Unione Europea, i medici della Oxford University, i primi a certificare, grazie ad un accuratissimo studio ultradecennale sull’argomento, il raggiungimento di questo concretissimo traguardo, avrebbero tenuto a precisare come vi sia ancora moltissimo da fare e come certamente non manchino validissimi motivi di preoccupazione quali:

CELLULE CARDIACHE DA CELLULE STAMINALI

– l’incidenza, ancora elevatissima, degli infarti, capaci di colpire, ogni anno, almeno il 3% della popolazione europea

l’aumento del numero di decessi per infarto nella fascia d’età compresa tra i 35 ed i 54 anni d’età a causa delle complicazioni, sempre maggiormente diffuse, dovute all’obesità ed al diabete, le malattie per eccellenza del 21° secolo

INFARTO, SINTOMI

Sarebbe dunque oltremodo necessario, secondo i ricercatori della prestigiosa università inglese, continuare sulla prolifica strada sino ad oggi tracciata, cercando di elaborare politiche di prevenzione, quanto mai efficaci e convincenti, che inducano le persone, se non a cambiar definitivamente vita, in termini di abitudini alimentari e propensione all’attività fisica, ad informarsi dei rischi che si correrebbero a causa della presenza congiunta, nell’organismo, di diabete, obesità e pregresse patologie cardiache.

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