Esposizioni a radiazioni e rischio di malattie cardiache

di Redazione

Legame evidente tra l'esposizione a livelli moderati di radiazioni e l'aumento dei casi di malattie cardiache ed ictus.

radiazioni

Una nuova ricerca basata sullo studio dei sopravvissuti alle esplosioni delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki ha scoperto che vi è un legame evidente tra l’esposizione a livelli moderati di radiazioni e l’aumento dei casi di malattie cardiache ed ictus.
Si sapeva già che alte dosi di radiazioni sono responsabili col passare del tempo di malattie di cuore e di ictus mentre l’effetto di livelli di radiazioni più basse secondo gli esperti ha ancora bisogno di essere studiato approfonditamente, una ricerca fortemente necessaria per il fatto che in medicina si utilizzano sempre più spesso le radiazioni come strumento diagnostico.

Naturalmente l’esposizione media alle radiazioni durante procedure mediche è decisamente inferiore a quanto accade nel caso di un esplosione nucleare: in genere, utilizzando l’unità di misura standard, ovvero i Gy (Gray, che stabilisce il livello di radiazione assorbita), essa si attesta nell’ordine dei 1,4 mGy (milligray) per raggi all’addome e 8,0 mGy per una Tac.

I ricercatori del Radiation Effects Research Foundation in Giappone, hanno esaminato le cartelle cliniche di 86.611 persone di Hiroshima e Nagasaki, sopravvissuti alla bomba atomica, seguiti dal 1950 al 2003.

Tutte le persone esaminate erano state esposte a dosi di radiazione che vanno da 0 a 4 Gy, e nell’86% dei casi l’esposizione si è misurata a meno di 0,8 Gy.

Dopo aver preso in considerazione i possibili effetti di fattori di rischio quali fumo, status sociale e obesità, i ricercatori hanno determinato che i tassi di ictus e malattie cardiache erano superiori tra coloro che sono stati esposti a dosi superiori ai 0,5 Gy, un livello che essi hanno definito come moderato.

Lo studio non ha tuttavia approfondito l’eventuale esistenza di un’associazione tra dosi più basse di radiazioni e malattie cardiache ed ictus.

Studi futuri dovrebbero quindi esaminare se dosi ancora più ridotte di radiazioni possono influenzare in egual misura i meccanismi biologici del corpo.

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