Riscaldamento del clima globale e allergie

di Redazione

L'aumento delle temperatura globale, causata dal cambiamento climatico, ha tra le sue conseguenze anche quella di aumentare il numero di persone che possono manifestare sintomi di allergia.

polline

L’aumento delle temperatura globale, causata dal cambiamento climatico, ha tra le sue conseguenze anche quella di aumentare il numero di persone che possono manifestare sintomi di allergia.
Conseguenza che viene confermata da un recente studio condotto da un ricercatore italiano, il dottor Renato Ariano, in forze presso l’Ospedale di Bordighera. Questa cittadina ligure si trova all’interno di un territorio rurale ricco di vegetazione e dove è molto intensa la coltivazione, soprattutto dell’ulivo.
Per trent’anni il ricercatore ha esaminato la presenza nell’aria di pollini provenienti da cinque diverse specie di piante, molto comuni nel territorio, tra le quali betulle, cipressi, olivi, fieno e parietaria.

Dai dati rilevati il ricercatore ha così potuto evidenziare come le temperature più elevate allungano la stagione in cui le piante hanno il polline, che oltretutto viene prodotto in quantità maggiore.

Tra il 1981 e il 2007, la parietaria, una pianta infestante molto diffusa, ha cominciato a produrre il polline sempre prima, fino a 80 giorni negli ultimi anni dello studio, mentre gli alberi d’olivo hanno anticipato la produzione dei pollini di 30 giorni in trent’anni.

Nello stesso periodo i ricercatori hanno anche eseguito numerosi test allergologici per gli stessi pollini tra i residenti nel territorio di Bordighera.

Il test, che evidenzia una particolare sensibilità ad un fattore allergenico, non sempre predice effettivi disturbi allergici, anche se l’associazione tra la sensibilità ed i disturbi è comune in molti casi.

In questo modo i ricercatori hanno evidenziato come sia evidente un aumento dei soggetti che risultano sensibili al polline dell’olivo, della parietaria e dei cipressi.

Un dato evidente che ci si trovi davanti ad un aumento significativo della sensibilità allergica verso i pollini, visto che invece la sensibilità agli acari della polvere non ha visto un significativo aumento di soggetti sensibili nello stesso periodo di tempo.

La ricerca dimostra dunque che le stagioni più calde favoriscono ed anticipano la produzione di polline, che, come conseguenza, aumenta il numero di individui che possono sviluppare fenomeni allergici.

Il dott. Ariano ha presentato i dati del suo studio alla riunione annuale della American Academy of Allergy, Asthma & Immunology.

Fonte BBCNews

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